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domenica 10 luglio 2016

Enza Venturelli. Vi racconto il mio Cosimo Cristina (Roberto Serafini)


Enza Venturelli. Vi racconto il mio Cosimo Cristina non è un libro sulla mafia, nonostante se ne parli anche ed essa ne abbia purtroppo stabilito il tragico epilogo; piuttosto una storia d'amore, quello tra Cosimo e la sua fidanzata Enza Venturelli, voce narrante e ispiratrice di questa opera, in cui Roberto Serafini ha saputo fondere sapientemente ricordi personali, lettere, cartoline, articoli e cronache dell'epoca.
Racconta gli ultimi anni di vita del giornalista siciliano ucciso dalla mafia il 5 maggio 1960, un  ritratto privato che ne mette in luce i sentimenti, i sogni, i progetti oltre all'impegno civile, un giornalista scomodo di cui solo negli ultimi anni si sta recuperando la memoria.


copertina Vi racconto il mio Cosimo Cristina


Una storia d'amore d'altri tempi
Il primo incontro tra Cosimo Cristina e Enza Venturelli avvenne il 31 agosto del 1958 nel Caffè Duomo di Caltanisetta, dove la ragazza lavorava come cassiera. Una storia d'amore d'altri tempi, quando per poter anche solo parlare con una ragazza occorreva chiedere prima il permesso ai suoi genitori.

Cosimo appare fin dall'inizio una persona gentile, educata, colta, con un carattere deciso, ma ligio alle regole. Enza è subito affascinata, ma teme anche di non poter essere alla sua altezza dal punto di vista culturale.
Molto bella la prima cartolina, scritta poco dopo il loro primo incontro, in cui Cosimo chiede a Enza di poter essere suo amico. Amico è un termine forse oggi abusato, che ha assunto un significato molto diverso con l'uso dei social network, spesso ridotto al semplice conoscente su internet, perdendo quel carattere di familiarità e fiducia che implicava in passato. Righe che fanno riflettere su come siano cambiati i rapporti umani, forse oggi più veloci e meno formali, ma spesso privi di contenuto e di reale interesse.  Spesso si collezionano "amici" pensando più al numero che alla qualità dei rapporti.
Nella prima stesura della cartolina, Cosimo usa inizialmente il "lei" di rito, in forma di rispetto, poi corretto timidamente tra parentesi in un "tu" desiderato, ma non dato per scontato o preteso.
Purezza d'animo, attenzione alle formalità dell'epoca, ma anche decisione nel proporsi a Enza, chiedendo da subito il consenso dei genitori per frequentarla. Cosimo fin dal loro primo incontro aveva compreso che Enza non poteva restare una semplice conoscente, fin da subito si era stabilita un'intesa particolare, un legame speciale.

La struttura del libro
I ricordi di Enza Venturelli, voce narrante del libro, si alternano a cartoline e lettere originali dei due innamorati, che l'autore Roberto Serafini, nipote di Enza Venturelli, ha saputo miscelare sapientemente per ricostruire la loro storia d'amore e il clima politico e sociale del periodo. Elementi che aiutano il lettore a calarsi piano piano nella storia, a imparare a riconoscere i luoghi, a provare le loro stesse emozioni, senza appesantire il tono generale della narrazione.
Le lettere appassionate di Cosimo mettono anche in luce le sue notevoli capacità letterarie, che ne fecero un bravo e purtroppo scomodo giornalista.
La storia si svolge nell'arco di meno di due anni, tra Caltanisetta, dove Enza vive e lavora al Caffè Duomo e Termini Imerese (Palermo) dove Cosimo abita e si occupa di cronaca nera per vari giornali nazionali: Il Giorno di Milano, Il Messaggero di Roma, il Gazzettino di Venezia, l'agenzia ANSA e prima ancora l'Ora di Palermo.
Molto bella la copertina, volutamente in bianco e nero, che raffigura una ragazza con una macchina da scrivere, quasi sdraiata sui binari della ferrovia. Un quadro che riassume la vita di Cosimo Cristina: l'amore per Enza, la passione per il giornalismo e il tragico epilogo della sua vita sui binari della ferrovia.
Alcune lettere del titolo del libro appaiono stranamente in rosso; leggendo oltre scopriamo che Co.Cri. era la sigla che il giornalista usava abitualmente per  i suoi articoli da inviato, in attesa di poter un giorno firmare le sue inchieste giornalistiche per esteso.
Concludono il libro alcuni stralci del processo per diffamazione subito nel 1960, una raccolta di lettere di Cosimo Cristina e tre articoli che offrono un quadro del suo amore per Enza e del suo talento letterario.
Sentimenti veri che forse oggi non siamo più in grado di esprimere e di apprezzare.
Il talento di Roberto Serafini è per me una gradita conferma, nonostante la notevole differenza di argomenti, epoca e stile rispetto al suo precedente Cyborg 1.0 che ho recensito tempo fa.
Aggiungo un plauso particolare per la qualità tecnica della versione digitale, con l'aggiunta di molte note che è possibile consultare brevemente per poi tornare al testo con un link. Così dovrebbe essere fatto un buon ebook, cosa che purtroppo anche molte blasonate case editrici non hanno imparato ancora, fornendo talvolta ai lettori prodotti di qualità scadente.


Contro la mafia, senza peli sulla lingua
Cosimo Cristina era un bravo giornalista, che riusciva a essere sempre nel posto giusto quando accadeva qualcosa da raccontare, a essere sempre il primo a dare la notizia. Non aveva una macchina, ma riusciva sempre a raggiungere i luoghi dei fatti, anche con i mezzi più improbabili
Un professionista puntuale, di una precisione maniacale, molto benvoluto dai colleghi. Un uomo coraggioso che andava a testa alta davanti ai mafiosi.
Scrisse per l'Ora di Palermo, diretta da Vittorio Nisticò, un lungo articolo sulla storia della "Banda dei senza documenti", che si era macchiata di numerosi reati nelle Madonie (omicidio, furto, rapina e ricettazione).
Il 15 ottobre 1959 l'Ora avviò una grande inchiesta sulla mafia, allora capeggiata dal boss di Corleone Luciano Liggio. Il giornale ricevette delle minacce e tutta la scarna redazione visse con ansia quel periodo di pericolo e superlavoro.

Sicuramente anche Cosimo era  preoccupato però non raccontò mai a Enza le sue paure o i rischi che correva, forse per proteggerla o non farla stare in ansia, lamentandosi solo vagamente per gli orari estenuanti in redazione.

Baci, lettere e progetti futuri
I due innamorati scrivevano spesso dei loro primi baci, prima solo desiderati e poi vissuti con ardore.
Il bacio, un gesto d'amore semplice, forse oggi un po' trascurato, ma molto importante nella vita di una coppia, forse il primo segno di intesa reciproca.
Allora segnava anche un momento importante per l'intimità di una coppia, ostacolata da tanti fattori esterni (genitori, parenti, le chiacchiere della gente, il non poter quasi mai stare davvero da soli).
Un altro fattore importante di quegli anni erano le lettere d'amore scritte rapidamente ogni tre/quattro giorni e poi affidate celermente al servizio postale.
L'attesa di una lettera, l'ansia per una risposta che non arriva nei tempi voluti, sono emozioni che forse non ci appartengono più, sommersi dalla velocità e spesso vacuità dei nuovi mezzi d'informazione  
Ma anche la delusione per non aver ricevuto una rapida risposta, le incomprensioni causate dai ritardi postali, allora molto più frequenti.
Si imparava soprattutto il valore dell'attesa, concetto forse considerato obsoleto nell'era della comunicazione veloce, delle email e degli sms.
A Natale del 1958 Cosimo e Enza ufficializzano il loro fidanzamento, incontrando i rispettivi genitori e l'anno seguente Enza viene ospitata dai suoceri per un breve periodo.

Nel 1959 la famiglia di Enza si trasferisce a Roma per lavoro e per un lungo periodo  i due innamorati comunicano solo per lettera.
Entrambi sperano di potersi presto rivedere, condividono il sogno di potersi sposare.

Nasce Prospettive Siciliane 
Enza porta con sé a Roma anche un altro sogno di Cosimo, il primo numero del settimanale Prospettive Siciliane, uscito pochi giorni prima, il 25 dicembre 1959.
Un nuovo giornale fondato insieme all'amico Giovanni Cappuzzo, critico d'arte,  per raccontare la Sicilia "senza peli sulla lingua", denunciando ogni danno al bene pubblico e superando la tradizionale reticenza e prudenza delle altre testate.

Cosimo indaga sull'omicidio di Agostino Tripi, ucciso dalla mafia; racconta la sua storia, fa indirettamente i nomi dei responsabili, chiedendo di riaprire l'inchiesta.
Arrivano i primi avvertimenti, le telefonate anonime. Nonostante la preoccupazione di Enza e di tutti i suoi familiari per la sua sfida aperta alla mafia, Cosimo continua la sua coraggiosa missione di giornalista.
Il 23 febbraio 1960 scrive un articolo sull'intricata vicenda dei frati di Mazzarino, parlando apertamente del presunto capo della banda, indicato come un noto avvocato e corrispondente di un famoso giornale.
Riceve una querela da un professionista che si sente chiamato in causa dall'articolo e viene condannato per diffamazione a 1 anno e 4 mesi più due milioni di lire di risarcimento.

Suicidio? Una sentenza discutibile
Un duro colpo. Cosimo dopo la sentenza, cerca di allontanarsi da Enza, le chiede di lasciarlo per non coinvolgerla nei suoi guai giudiziari. E forse per proteggerla anche da altri rischi, viste le gravi minacce che Cristina e Cappuzzo avevano ricevuto.
Chiude provvisoriamente il suo giornale e va a lavorare per un periodo come addetto pubblicitario alla Moka Termini, una nota ditta di caffè palermitana che aveva sostenuto finanziariamente il suo giornale.
Improvvisamente Cosimo viene licenziato, probabilmente su pressioni dei poteri mafiosi che aveva sfidato, parla con Enza e le chiede di dimenticarlo, amareggiato per la perdita del lavoro.
Il giorno seguente esce di casa per una passeggiata, contro il parere dei parenti che temevano che qualcuno potesse fargli del male, e sparisce per due giorni.
Viene trovato morto il 05/05/1960 sui binari, sotto una galleria, con addosso un biglietto d'addio indirizzato a Enza e all'amico Cappuzzo.
Suicidio, dissero subito tutti, archiviando rapidamente la vicenda, senza neanche fare l'autopsia.
Senza un funerale, allora vietato dalla chiesa ai colpevoli di suicidio. La stessa chiesa che ancora oggi tributa a volte tanti onori ai capi mafia, facendo addirittura sostare le processioni davanti alle loro case.
Solo dopo 6 anni il caso viene riaperto dal vice questore Angelo Mangano che studia tutte le carte, individuando movente, mandanti e esecutori dell'omicidio, probabilmente legato al caso Tripi.
Anche Enza viene chiamata a testimoniare. Durante il tragitto verso la sicilia si sente seguita, minacciata, ha paura che qualcuno voglia farle del male.
Viene riesumata la salma, ma è  trascorso troppo tempo e i medici non riescono a trovare indizi decisivi.
Nonostante la ricostruzione dei fatti e le prove dell'uccisione di Cosimo Cristina, la sentenza conferma ancora l'ipotesi del suicidio.
Il caso viene chiuso definitivamente e per molti anni dimenticato.
Questo libro ha il merito di ricordare questo coraggioso giornalista, forse il primo "suicidato dalla mafia", come avverrà anni dopo anche a Peppino Impastato e tanti altri.
Ucciso l'uomo bisogna cancellare il ricordo della sua opera scrive amaramente in un suo libro il giornalista Calogero Giuffrida, commentando l'uso frequente della mafia di infangare la memoria o far sparire ogni ricordo delle sue vittime, perché la loro memoria non dia fastidio.
Una lezione che non dovremmo mai dimenticare perché il ricordo di Cosimo Cristina e di tante altre persone coraggiose che hanno perso la vita lottando contro le mafie, ci danno la forza per andare avanti insieme senza paura.


Titolo: Enza Venturelli. Vi racconto il mio Cosimo Cristina
Traduttore: -
Anno: 2015
Editore (cartaceo): Youcanprint
ISBN cartaceo: 9788891196187
Editore (ebook): Streetlib Write

ISBN ebook: 9786050405682
ASIN: B013XTMZMU
Scheda cartaceo: IBS | Amazon | Youcanprint |
Lunghezza stampa: 204 p.
Scheda ebook: IBS | Amazon | Streetlib |
Dimensioni file: 4811 KB

Recensione pubblicata anche su Braviautori il 10/07/2016





venerdì 1 luglio 2016

Lungo gli argini (AUTOREcensione) - parte seconda



Seconda parte del mio esperimento di AUTOREcensione del libro Lungo gli argini.
Se il primo articolo vi è piaciuto consigliatelo agli altri; se state ancora sonnecchiando per la noia, di certo conoscerete qualcuno che soffre d'insonnia e potrete consigliarglielo come terapia.

Nel dubbio continuo. 
Visto che questo articolo è uscito in ritardo rispetto alla tabella prevista, ho deciso di prorogare ancora, fino al 31 luglio 2016, le promozioni sui miei libri, sconto 10% per gli ebook e 20% per la versione cartacea, valide solo acquistando dal sito Youcanprint e inserendo i codici indicati a lato)

PS La versione ebook di Lungo gli argini dovrebbe subire piccolo un aggiornamento nelle prossime settimane e probabilmente ci vorrà qualche giorno perché la nuova versione sia disponibile su tutte le piattaforme. Avvisatemi, se per errore vi viene inviata quella precedente.

copertina Lungo gli argini

Le poesie in breve - parte seconda


Riprendiamo con In cima alla montagna, un inno contro la guerra.
Alla fine di un conflitto bellico qualcuno pianta in cima a una montagna una croce, fatta con le armi dei caduti e ancora intrisa del loro sangue. Un monumento improvvisato che diventa un simbolo di pace e di speranza per i reduci che tornano a casa. Qualcuno si ferma a pregare per ringraziare di essere ancora vivo, per i compagni morti, per chi non è tornato/ qualunque la divisa/ che ieri abbia portato.
Speso sentiamo la mancanza di quelli che ci hanno lasciati, Nostalgia di parenti e amici che possiamo solo tener vivi nei nostri ricordi, sperando che siano felici tutti insieme/ nel regno dei santi.
Un vecchio bue offre una rilettura originale dell'evento natalizio, visto dal punto di vista del bue, uno dei protagonisti inconsapevoli dell'evento, spesso lasciato solo nello sfondo nei nostri presepi e nelle consuete narrazioni.
A volte tutte le nostre azioni appaiono inutili, sembra che niente possa cambiare. In Vanità viene espresso questo stato d'animo di rassegnazione, ma anche il desiderio di continuare la lotta, di non adeguarsi e restare sempre fuori dal coro dei compromessi.
Le cronache ci hanno spesso raccontato di persone, popolazioni intere portate via dalle loro terre, segregate e uccise per motivi politici e religiosi. Di loro si cerca di cancellare tutto, anche ogni ricordo. In Sono tornati un sopravvissuto tiene viva la memoria delle persone care scomparse e, contro ogni logica, aspetta con speranza il loro ritorno perché nessuno è morto/ sepolto veramente, / finché rimane vivo/ nel cuore della gente.
da In cima alla montagna
Raccontare cose positive, grandi amori, gesta eroiche è il desiderio di ogni poeta, ma spesso è costretto a mettere in luce, raccontare anche cose negative; sentimenti contrastanti espressi in Il sogno del poeta, che include anche un invito a non abbattersi e a non prendersi troppo sul serio ridi dei tuoi affanni/ e non farai mai danni.
La vita spesso ci porta a cadere, a finire nella disperazione, da cui da soli spesso non riusciamo a venir fuori; in Fango le persone in difficoltà cercano di rialzarsi insieme, aiutandosi reciprocamente a non ricadere.
Madre Teresa di Calcutta (oggi Santa Teresa) è stata un personaggio importante nella vita della chiesa e del mondo: cerco di raccontare la sua missione verso gli ultimi, il suo impegno e la sua umiltà nella poesia Teresa di Calcutta.
Neve rossa ricorda un episodio doloroso avvenuto, se ben ricordo, durante la guerra del Kossovo: un gruppo di bambini furono uccisi da una bomba (o una mina) mentre giocavano a calcio in un campetto improvvisato. Un pensiero per tutte le vittime delle guerre, spesso bambini e donne innocenti, colpevoli solo di essere al loro posto in un mondo sbagliato.
Sul monte degli ulivi è quasi una preghiera, in cui viene riassunta la vita di Gesù, insieme alle paure, ai dubbi che costellano il cammino di ogni uomo. Segue una poesia dal titolo simile, All'ombra di un ulivo, dedicata a don Tonino Bello, indimenticabile vescovo di Molfetta-Ruvo-Terlizzi, presidente di Pax Christi e soprattutto uomo di pace e dialogo. Un ricordo scritto in occasione del secondo anniversario della morte, con un augurio finale Se un giorno sarò degno/ di entrare in Paradiso / vorrei che il gran portone/ mi aprisse il tuo sorriso.
Folle e Ancora sembrano solo dei giochi di parole: il primo alterna la follia umana e le folle senza volto che seguono il loro folle sovrano, cercando di offrire degli utili spunti di riflessione e una nota di speranza per questo folle mondo; l'altro riflette sul nostro bisogno d'amore, che come un'ancora ci mantiene ancora legati ai nostri sogni.
Non poteva mancare una poesia dedicata alla Speranza, amica sincera e disinteressata che ci accompagna in ogni giorno della nostra vita. aiutandoci ad andare avanti e a spargere ovunque/ i tuoi semi d'amore.
Molti scrittori e giornalisti scrivono eroicamente per denunciare le ingiustizie, ma spesso i loro ideali si scontrano con la necessità di vendere il proprio lavoro senza svendersi, restando comunque uomini liberi. In Mercenario emergono i dubbi e i rimpianti di Una penna mercenaria, / in una stretta gabbia, / tanti castelli in aria/ e dentro ancora rabbia che cerca di restare libera affinché del tuo scriver sia/ Dio l'unico sovrano.
Un uomo che muore, un uomo senza sorriso/ che cerca una donna/ e non rammenta il suo viso ritratto in Avete mai, poesia che parte da alcuni versi di Ditemelo voi, offrendone una versione alternativa.
Lo scrigno dorato custodisce i nostri amori non corrisposti, quelli per cui a volte siamo costretti a rinunciare alla persona amata, sperando che almeno lei sia felice.
Il tema dell'informazione torna in Scoop dove ci si interroga su un certo tipo di giornalismo urlato, che punta in maniera indegna sulla curiosità morbosa più che sulla completezza della notizia.
Sulla strada è dedicato alle tante ragazze costrette a lasciare la loro casa e a prostituirsi in una terra straniera, usate e disprezzate dai loro clienti, come se fossero solo corpi vuoti. Con l'augurio che il loro dolore possa aver fine, che il loro viaggio possa avere una meta, portare a una vita libera e felice.
A volte Dio si nasconde in attesa che gli uomini lo vadano a cercare; in Senza Dio c'è un personaggio televisivo, una sorta di telepredicatore ateo, che mette in dubbio fede e religione senza rendersi conto che attraverso le sue parole qualcuno ritroverà la fede perduta. E che quel Dio tanto negato non è poi così lontano da lui.
A tutti noi sarà capitato di cogliere un fiore mentre passeggiavamo tra i campi: in Fiore reciso riflettiamo su quanto questo atto apparentemente delicato e poetico, per il fiore equivalga ad una condanna, nonostante i nostri vani tentativi di mantenerlo in vita.
Un modo originale è un piccolo viaggio alla ricerca di un'alternativa  alla nota rima cuore/amore, da molti considerata ormai desueta. Ma non sempre quel che si trova ha lo stesso valore; la variante appare nuova, diversa, ma spesso non altrettanto poetica e efficace.
Tutti conoscono la nota tragedia di Shakespeare Romeo e Giulietta, icona intramontabile dell'amore che non conosce confini e barriere sociali. Tragedia veronese è un mio modesto omaggio a questa storia intramontabile e senza tempo.
La perla rara conclude la raccolta con un messaggio di speranza, un invito a ricercare l'amore, un nuovo progetto di vita.

Spero che questo rapido viaggio tra le mie poesie sia stato di vostro gradimento e magari vi abbia incuriositi e invogliati a conoscerle meglio.

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