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mercoledì 27 marzo 2019

Le parole di Chiara


Sono trascorsi alcuni anni dall'uscita del mio libro "Ricominciare" e ho pensato di provare a immaginare una presentazione "atipica" di questo libro, non un incontro con l'autore, ma una chiacchierata "virtuale" con la protagonista del libro, il personaggio che si racconta ai lettori a modo suo.
Con questo testo inauguro la nuova rubrica "Ritorno di Voce" che riprenderà alcuni testi già pubblicati sul quindicinale locale La Voce del paese/Gioianet


Le parole di Chiara


Chiara, la protagonista del libro
L'accogliente sala al primo piano è gremita di amici, parenti e semplici curiosi per la presentazione del libro dell'anno, un evento atteso da tutti con trepidazione.
In fondo alla sala un lungo bancone e alcune poltrone, destinate a ospitare l'autore, l’organizzatore della serata e la giornalista chiamata a presentare l’evento.
All'ingresso un tavolino con alcune copie del libro in bella mostra e la sorridente libraia accovacciata in un angolo, pronta a intercettare i potenziali lettori.
Passano i minuti, i relatori continuano a girare nervosamente per la sala, senza sapere cosa fare, cosa raccontare agli spettatori. L'autore non è ancora arrivato, cosa strana per uno solitamente molto puntuale, spesso in anticipo sui tempi concordati. Tutti si meravigliano che non sia ancora arrivato, qualcuno è anche preoccupato che possa aver avuto un problema grave.
Sembra improvvisamente sparito, fuggito chi sa dove, forse colto da un attacco di panico prima della presentazione. Non risponde al cellulare, ai ripetuti sms e messaggi sui social inviati a raffica per ricordargli l’appuntamento.
All'improvviso un calo di tensione fa tremolare i faretti, per una frazione di secondo la sala diventa completamente buia. Poi, piano piano, si riaccendono uno per volta, tornando a illuminare l’ambiente.
Tutti guardano stupiti. Sulla poltrona centrale adesso è seduta una giovane donna, molto bella, occhi neri, capelli scuri, legati in una soffice coda, e un colorito leggermente abbronzato.
Tutti la osservano con sorpresa. Nessuno l'ha vista arrivare, nessuno sa chi sia o perché si sia seduta al tavolo dei relatori. Non figura tra i nomi nella locandina, eppure il suo aspetto, il suo viso hanno qualcosa di vagamente familiare.
La sicurezza con cui ha preso posto sulla poltrona dimostra che non è lì per caso.

Sono Chiara, la protagonista di questo libro
«Sono Chiara, faccio l'attrice e sono la protagonista di questo libro.» si presenta con voce ferma. «Sono venuta a raccontarvi la mia storia, Gio preferisce non stare troppo al centro dell'attenzione, preferisce che siano le sue storie a parlare. Gio è il mio autore, Giovanni, io lo chiamo così per brevità.
Il libro l'ha scritto lui, ma io ero sempre presente, praticamente è come se lo avessimo scritto insieme, ho assistito alla scelta di ogni scena, di ogni parola.
Secondo lui un autore deve parlare con i suoi scritti, non con la sua biografia; alle presentazioni si dovrebbe parlare del contenuto del libro, non della vita o delle opinioni dell’autore su qualche altro astruso argomento. Invece spesso in queste occasioni si parla più dell’autore che della sua opera. O si parla di tutto tranne che del libro.»

Dopo un momento di sorpresa, di incredulità, di incertezza, la relatrice si siede accanto alla misteriosa ragazza, come sospinta da una forza magnetica. In silenzio anche il suo collega la imita, restando però in religioso silenzio, quasi ammutolito.
La giornalista saluta il pubblico e introduce brevemente il libro in questione, un racconto lungo intitolato “Ricominciare” pubblicato nel 2013 da Giovanni Capotorto, ma finora mai presentato ufficialmente al pubblico. Apre il taccuino dove ha appuntato alcuni spunti di riflessione, cercando di nascondere la sua ansia per l'insolita situazione.
Non accenna all’assenza dell’autore, sembra aver accettato la presenza della misteriosa ragazza come sua portavoce ufficiale.
Tra le due donne c’è stato un silenzioso scambio di sguardi, un impercettibile e muto cenno d’intesa. Prende il mano il libro, come per mostrarlo al pubblico, sfoglia alcune pagine e poi comincia con le domande.

L'intervista


Come definiresti questa storia? In che genere letterario la collocheresti?
«Difficile darle una collocazione precisa: oggi libri vengono catalogati in base a categorie basate su quelle americane che non sempre corrispondono alle nostre.
È stato inserito genericamente come Narrativa, non è facile incasellarlo in un genere preciso.
Forse potrebbe rientrare in quello che un tempo era il genere drammatico (ma con un lieto fine). Oppure essere visto come un racconto di formazione, dato che racconta il mio percorso di crescita umana e le difficoltà che ho dovuto affrontare nella mia vita.»

Nel testo vengono affrontati parecchi temi sociali: la povertà, la prostituzione minorile, le mine antiuomo, la disabilità, le adozioni internazionali, etc. Può essere considerato un racconto di denuncia ?
«Non è nato con questo intento o per trattare argomenti specifici. I temi sociali sono venuti fuori nel corso della narrazione, ma Gio ha cercato di trattarli in maniera delicata, senza insistere troppo sui particolari «scabrosi». La violenza, le sofferenze possono essere intuite, ma non vengono descritte minuziosamente. Forse è stata una scelta per proteggermi dalle cattiverie del mondo; Gio è sempre stato molto protettivo nei miei confronti, offrendomi comunque una via d'uscita e la possibilità di ricominciare la mia vita.
Si affrontano questi temi perché sono questioni che non possono essere ignorate, sperando di provocare delle riflessioni nella mente del lettore. Sono stati inseriti in coda anche alcuni link utili per approfondire le tematiche sociali solo accennate nel testo.»

Il libro ripercorre brevemente la tua infanzia e giovinezza. Parlaci della tua storia.
«Non posso dire molto, rischierei di anticipare quanto scritto nel libro.
Vengono raccontati gli episodi fondamentali della mia vita: gli anni della povertà nella baraccopoli, poi l’incidente e il periodo in ospedale, la paura di non trovare più una collocazione nella società,
la rinascita attraverso l’adozione e la possibilità di studiare, l’avvio della carriera cinematografica.»

Nella narrazione mancano indicazioni precise su dove si svolge la storia e anche il tuo vero nome viene sempre omesso. Chiara sembra essere soltanto un nome simbolico.
«Il nome Chiara è nato sin dalla prima stesura, ma ha assunto un significato preciso solo nel corso della narrazione, anche per segnare una differenza con gli altri personaggi dalla pelle più scura.
La scelta di non indicare la precisa collocazione geografica e il nome precedente è stata in parte casuale, poi ha acquistato un significato preciso.
La povertà e la disperazione della gente sono uguali in ogni parte del mondo, non importa dare un nome al paese, ambientare la storia in Asia, in Africa, in America o in Europa. Le baraccopoli della gente povera si somigliano tutte, comunque le si voglia chiamare, baraccopoli, favelas, etc.
Non ha senso puntare il dito contro una nazione o un continente e dimenticare che le stesse cose spesso accadono anche sotto casa nostra.
La maggior parte dei personaggi non ha un nome, viene indicato solo per la sua funzione, proprio per evitare una identificazione geografica. Anch'io fino alla fine vengo indicata solo come Chiara, senza un cognome, né viene mai specificato il mio nome precedente.»
copertina Ricominciare

Come è nato questo libro? Credi che la tua storia sia stata raccontata nel modo migliore ?
«Credo di sì. Gio naturalmente ha preso solo i momenti salienti della mia vita. La mia storia è molto più lunga e complessa, servirebbe un romanzo per raccontarla tutta. Chissà, forse un giorno lo scriverà - aggiunge strizzando l'occhio al pubblico.
All’inizio questo doveva essere solo un racconto breve, pensato per una rivista letteraria chiamata “Inchiostro”. Poi ha scelto di non spedirla e per parecchi anni è rimasta nascosta in una cartellina tra gli altri suoi testi inediti. »

Quando ha deciso di pubblicarla? E perché?
«La storia è riemersa quando Gio ha deciso di riprendere a scrivere dopo un lungo periodo di pausa, intorno al 2009/2010. In quel periodo si era avvicinato ad alcuni siti letterari dove si svolgevano periodicamente delle gare tra autori esordienti (Braviautori, Forum Autori Esordienti).
Su uno di questi siti chiamato EbooKingdom è nato il progetto di un collana di ebook, selezionati dalla curatrice Tanja Sartori e, dopo molte esitazioni, Gio ha deciso di partecipare, inviando la mia storia.
Il racconto è piaciuto, così lo ha ampliato un po', anche grazie ai suggerimenti della responsabile del sito, inserendo alcune scene nuove. Poi è stato messo online in formato pdf, liberamente scaricabile.
Dopo qualche anno ha scoperto il mondo del self-publishing, pubblicando con la Youcanprint la raccolta di poesie “Fogli diversi”, praticamente già pronta e impaginata da anni, ma ancora inedita.
Dopo l’uscita di questo libro in molti gli chiedevano se aveva altre storie, se aveva scritto racconti o romanzi e ha deciso di riproporre “Ricominciare”, in una versione ampliata e con una nuova copertina.»

Qualche parola sul self-publishing.
«Fino a qualche anno fa l'autopubblicazione veniva considerata una cosa negativa, riservata a chi non era riuscito ad attirare l'attenzione di una casa editrice. Ancora oggi molti la considerano una scelta di serie B, confondendola con l’editoria a pagamento; alcuni per pregiudizio si rifiutano di leggere libri autopubblicati, preferendo magari le biografie dei personaggi famosi, ammucchiate all’entrata di alcune librerie per stuzzicare l’appetito del lettore incerto.
Con l'avvento di Lulu, Ilmiolibro, Youcanprint e altre piattaforme simili si è diffuso anche in Italia il fenomeno del self-publishing, spesso tradotto letteralmente come autopubblicazione, che ha riscontrato molto successo negli Stati Uniti, producendo anche libri di successo.
In Italia è stato accolto con timore dalle case editrici tradizionali, che hanno cercato in ogni modo di arginare il fenomeno o di controllarlo, spesso screditando quelli che sarebbe meglio definire “scrittori indipendenti”, un po’ il corrispettivo della “indie” in campo musicale.
Autori che investono nelle loro opere senza censure o imposizioni, svolgendo molte funzioni che prima venivano delegate alla casa editrice. Una scelta che da un lato consente una maggiore libertà espressiva, la possibilità di costruire da solo il tuo libro, utilizzando la propria creatività e i servizi offerti dalla piattaforma di pubblicazione, dall'altro espone a maggiori rischi e responsabilità per produrre un libro attraente e ben scritto.
Tra l’altro c’è anche la comodità di stampare solo le copie necessarie su richiesta attraverso il print on demand (una sorta di tiratura limitata) o di offrire i propri testi anche in formato ebook, ancora snobbato da molti autori nostalgici del “profumo” della carta. Un odore che in verità col tempo diventa anche piuttosto sgradevole, ma insistere su questo punto per alcuni fa “immagine”, sublima il concetto di grande lettore.
L’autore self sa che forse non venderà tante copie, forse il suo testo non sarà un capolavoro, ma sarà il tuo libro e saprai di aver dato il massimo per renderlo speciale, un’attenzione e una cura che non sempre gli editori tradizionali riservano.»

Perché è stato inserito il capitolo aggiuntivo «Ritorno a casa»?
«Dopo l'uscita dell'ebook alcuni lettori hanno evidenziato che la storia aveva un finale troppo aperto e non sembravano soddisfatti della mia carriera di attrice, sembrava quasi un cedimento al mondo consumistico occidentale.
Per cui è venuto spontaneo dare un seguito alla storia, dando un significato diverso, un senso alle mie scelte successive. Ricucire alcune situazioni che erano rimaste in sospeso.
Abbiamo preferito lasciarlo come capitolo extra per non stravolgere la struttura dei due testi, per mostrare l’evoluzione della storia anche dal punto di vista stilistico.»

Questo nuovo capitolo potrebbe essere la base per un romanzo dedicato alla tua storia?
«Ogni tanto Gio progetta di fare della mia storia un vero e proprio romanzo, raccontando nei particolari alcune cose che sono state solo accennate nel racconto, ma forse ancora non si sente pronto per fare questo passo.
Si sente più a suo agio con i racconti, storie brevi dove si arriva subito al sunto della storia, invece di tergiversare per centinaia di pagine, solo per riempire dei fogli bianchi e fingere di creare aspettative del lettore. Purtroppo alcuni autori e anche tanti lettori credono che il valore di un libro si misuri dallo spessore, dal numero di pagine che lo compongono. E questo non è sempre vero, spesso si riesce solo a risultare noiosi.
Anche molti capolavori della letteratura sarebbero stati molto più efficaci e leggibili se l’autore avesse omesso alcuni capitoli messi solo come riempitivo per ritardare il finale. Una cosa normale nell’Ottocento quando i racconti venivano pubblicati a puntate sui giornali e quindi bisognava creare aspettative nel lettore, invogliarlo a comprare il numero successivo, e forse c’era anche più tempo da dedicare alla lettura.

Progetti per il futuro?
Per prima cosa credo ritrovare la voglia di scrivere che negli ultimi anni si è un po' affievolita, soprattutto in ambito narrativo. Dopo «Ricominciare» Gio ha pubblicato una seconda raccolta di poesie intitolata «Lungo gli argini», che completa e chiude, almeno per ora, il suo percorso poetico.
Al momento scrive articoli su La Voce del Paese/GioiaNet e sul suo blog «Fogli diversi».
Ha anche fatto nascere la pagina Facebook e poi il blog «Scrittori di Gioia (del Colle)», nati per far conoscere tra loro e al pubblico i tanti talenti letterari gioiesi.
Sa fare tante cose; non sempre al meglio, secondo lui, e mai forse quel che servirebbe in quel momento. Ha scritto poesie, articoli, racconti, ma non si sente né poeta, né scrittore, né giornalista. O forse è tutte e tre le cose insieme, ma non lo ammetterà mai. Non gli piace mettersi in mostra o farsi inscatolare in una categoria precisa. Gli piace scrivere, anche se a volte lo fa con sofferenza.
Spesso è più insoddisfatto di quel che non riesce a fare che ebbro dei suoi tanti talenti e dei progetti che è riuscito a creare e portare avanti senza troppi clamori.
Sono in programma una raccolta di racconti e altri progetti, ma per ora è ancora tutto in alto mare, non riesce mai a trovare il tempo e soprattutto la concentrazione per seguire al meglio i suoi progetti.


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