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giovedì 19 marzo 2020

Non a caso (Daniela Marcone)


Daniela Marcone
Il prossimo 21 marzo, «coronavirus» permettendo, sarà celebrata in tutta Italia la «Giornata in Ricordo delle Vittime della Mafia», promossa ogni anno da «Libera» e da altre associazioni impegnate contro la criminalità organizzata.
Tante storie di persone innocenti che hanno avuto il coraggio di opporsi alle logiche mafiose, di non sottostare alle imposizioni e di cui spesso si è perso il ricordo.
Daniela Marcone, vicepresidente di Libera ha voluto raccogliere nel libro «Non a caso» le storie di alcune vittime di mafia pugliesi, affidando alla penna di noti scrittori/scrittrici il compito di raccontare brevemente chi erano queste persone, andando oltre la narrazione asettica di una biografia, ricostruendo la loro vita, il loro carattere, «fotografando» la loro vita.
Forse è solo una coincidenza, forse «non a caso» ho ricevuto il pacco contenente questo libro lo scorso 3 marzo, proprio il giorno dopo aver partecipato a un incontro in ricordo dell'ingegnere gioiese Donato Maria Boscia, ucciso dalla mafia a Palermo il 2 marzo 1988.
Boscia lavorava alla realizzazione di una galleria nel monte Grifone per una nuova condotta dell'acquedotto di Palermo e si era più volte rifiutato di affidare i lavori in subappalto a ditte legate alla mafia, nonostante le ritorsioni e le minacce.
Donato Boscia
Aveva promesso di completare i lavori per il 14 marzo e dopo la sua tragica morte, i suoi operai hanno coraggiosamente terminato la galleria entro quella data, facendo anche ore di straordinari non retribuiti per onorare la memoria del loro giovane direttore tecnico. Mi sembra giusto citare anche il loro impegno silenzioso, andato avanti nonostante la paura.
Nel racconto di Piergiorgio Pulixi «L'ingegnerino» è tratteggiata sapientemente la figura del giovane gioiese, appassionato speleologo a cui è dedicata la sezione gioiese del Club Alpino Italiano, che «non a caso» ha sede proprio nella via che il nostro paese ha voluto intitolargli anni fa.
Non ho avuto modo di conoscerlo, ma credo che chi lo ha conosciuto ritroverà il suo coraggio, la sua ostinazione, la sua riservatezza nel tenere i familiari all'oscuro delle minacce ricevute, sapendo anche scherzare sulla pericolosità del suo lavoro, nelle pagine a lui dedicate. Particolare la scelta dell'autore di raccontare la storia di Donato Boscia in maniera indiretta, attraverso le parole dell'uomo che ha premuto il grilletto contro di lui.

Nel libro «Non a caso», arricchito dalla prefazione di don Luigi Ciotti, ogni racconto è completato da una scheda biografica del protagonista e da brevi cenni biografici sull'autore/autrice che ha prestato la sua penna per raccontare la sua storia.
Mi sembra giusto ricordare brevemente tutti i racconti presenti nella raccolta, nell'ordine in cui l'autrice/curatrice li ha collocati.
Cominciamo con «La festa patronale» di Nicola Lagioia, dedicato al capitano dei carabinieri tarantino Emanuele Basile, collaboratore del capo della squadra mobile Boris Giuliano, in prima linea dopo il suo assassinio per scoprire i mandanti dell'omicidio, indagando sulla famiglia Altofonte, alleata dei Corleonesi di Riina. Per il suo impegno è stato assassinato il 4 maggio 1980 durante la festa patronale in onore del Santissimo Crocifisso.
Segue «Il poco che resta» di Eduardo Savarese, dedicato agli omicidi dell'onorevole Pio La Torre e Rosario Di Salvo, assassinati insieme in macchina la mattina del 30 aprile 1982. Una delle loro ultime battaglie politiche era stata contro l'installazione dei missili Nato a Comiso, in provincia di Ragusa.
È stata invece uccisa a pochi passi da casa Renata Fonte, assessore di Nardò, di ritorno da un consiglio comunale nella notte tra il 31 marzo e il 1 aprile 1984. Una giovane mamma di 33 anni impegnata contro le speculazioni edilizie a Porto Selvaggio, la cui tragica fine è ben fotografata, come vista dagli occhi di un testimone oculare, in «La pietà» di Beatrice Monroy.
«La 500 gialla» di Laura Costantini e Loredana Falcone ricorda l'uccisione di Sergio Cosmai, direttore del carcere di Cosenza, impegnato per l'attuazione della riforma carceraria nata per impedire il controllo degli istituti carcerari da parte della criminalità organizzata. Un delitto avvenuto il 12 marzo 1985 sulla statale 19 Cosenza-Rende, mentre andava a prendere la figlia Rossella da scuola.
Segue il racconto «L'ingegnerino», di cui ho già detto, e poi «I rumori della notte» di Elisabetta Liguori, dedicato a Giovanbattista Tedesco, capo della sicurezza dell'allora Italsider di Taranto, ucciso nella notte tra il 2 e il 3 ottobre nel giardino condominiale della sua abitazione per essersi opposto alle ruberie e al controllo del traffico merci nello stabilimento da parte dei clan tarantini.
Alla strage di Capaci del 23 maggio 1992 è dedicato «Capaci, 1992.Tra il cielo e la terra» di Marilù Oliva che prova a ricostruire gli ultimi momenti degli agenti della scorta del giudice Falcone Antonio Montinaro e Rocco Di Cillo.
Segue «La divina tragedia» di Marco Vichi che racconta in forma poetica la battaglia per la legalità dell'imprenditore Giovanni Panunzio, cui sono state dedicate due associazioni antiracket a Foggia e Portici, freddato il 6 novembre 1992 in macchina a Foggia da esponenti della «Società foggiana», organizzazione criminale radicata nel territorio dauno e senza legami con le altre mafie meridionali.
Nel libro è presente anche la storia di Francesco Marcone, padre di Daniela a cui è dedicato il racconto «Mezz'ora» di Giovanni Dello Jacovo. Marcone era direttore dell'Ufficio del Registro di Foggia e aveva prontamente denunciato la presenza di loschi «personaggi» che acceleravano a pagamento il disbrigo delle pratiche dell'ufficio. Per la sua onestà Francesco è stato assassinato nel portone di casa sua al rientro dal lavoro il 31 marzo 1995.
«Hyso che non doveva» di Francesco Minervni ricostruisce la storia del giovane albanese Hyso Telharaj, picchiato a morte in un casolare dell'Incoronata il 5 settembre 1999 per non aver ceduto ai ricatti dei caporali albanesi e italiani.
«Primavera» di Alessandro Cobianchi ricorda il vicebrigadiere Alberto De Falco e il finanziere Antonio Sottile, speronati da un blindato dei contrabbandieri a bordo di una normale Fiat Punto di servizio il 23 febbraio del 2000. Dopo la loro morte lo stato reagì duramente contro il contrabbando di sigarette mandando uomini e mezzi per l'operazione «Primavera».
In «Gaetano è amico mio» Gabriella Genisi ricorda l'assassinio del quindicenne Michele Fazio, vittima innocente di un agguato durante la lotta tra i clan di Bari Vecchia, mentre tornava a casa dopo una giornata di lavoro in un bar e di Gaetano Marchitelli, anche lui colpito per errore il 2 ottobre del 2003 da un commando a bordo di un'auto mentre sostava davanti alla pizzeria dove lavorava come cameriere. Nel corso dell'agguato venne ferito anche il giovane Mario Verdoscia, rimasto fortemente scosso dal grave trauma subito che ha influenzato negativamente la sua vita.
«Un'altra vita» di Romano De Marco ricorda il sacrificio di Nicola Ruffo, raggiunto da un colpo di pistola al cuore il 6 febbraio 1974 mentre cercava di difendere la proprietaria di una tabaccheria durante una rapina.
«Gli occhi» di Piera Carlomagno racconta il tragico scambio di persona che ha causato la morte di Giuseppe Mizzi, scambiato dai killer per un pregiudicato del clan rivale.
Chiude la raccolta «La ballata di Marcella» di Mauro Marcialis che narra la storia di Marcella Di Livrano, prima tossicodipendente con una vita burrascosa, poi collaboratrice di giustizia contro la Sacra Corona Unita, scomparsa l'8 marzo 1990. Il suo corpo sfigurato sarà ritrovato solo il 5 aprile in un bosco tra Brindisi e Mesagne. Uccisa per il suo «tradimento», perché sapeva troppo e aveva cominciato a collaborare con le forze dell'ordine, che purtroppo non sono riuscite a proteggerla.
In appendice la «Breve storia delle mafie in Puglia» di Antonio Nicola Pezzuto, una mappa dettagliata dei clan della criminalità organizzata pugliese e l'elenco delle vittime pugliesi innocenti di mafia, più di 60 «vite spezzate» ricordate con un breve testo esplicativo. Uno stralcio dal lungo elenco delle vittime innocenti di mafia, raccolto pazientemente da «Libera» e forse ancora incompleto, che ogni anno viene letto il 21 marzo, nel primo giorno di primavera, in ricordo di tutti coloro a cui la mafia ha tolto la vita, per non permettere che venga oscurato anche il loro ricordo.


 
 
 

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