Io facevo parte della squdra «The Isle» insieme a Maria Adele Popolo, Windrose e il compianto Andrea Leonelli e per una delle prove, «Raccontare la cerimonia di apertura di una Olimpiade mai avvenuta», scrissi questo «articolo/racconto" in cui immaginavo le Olimpiadi di Tokio 1940, saltate per colpa della Seconda Guerra Mondiale.
Il 23 luglio 2021, Covid permettendo, dovrebbero partire le Olimpiadi di Tokio 2020 e mi è sembrato carino riprendere quel testo, in verità non molto apprezzato dala giuria, ma all'epoca finito tra i primi 10 nella classifica dei testi giornalistici del sito (https://www.braviautori.it/tokyo-1940-l-occasione-mancata.html).
Tokyo 1940: l'occasione mancata

Nonostante
un notevole lavoro diplomatico non tutti i paesi belligeranti hanno
deciso di aderire alla tregua olimpica e consentire ai propri atleti di
partecipare ai Giochi.
Notevole
lo sforzo sostenuto dal Giappone che ha impegnato milioni di yen e una
organizzazione di migliaia di persone per questa manifestazione che
punta a mostrare al mondo intero la potenza dell'Impero del Sol Levante,
cercando di superare i fasti di Berlino 1936.
In
tutte le principali strade dell'isola sono esposte migliaia di bandiere
olimpiche, con i tradizionali cinque cerchi colorati, simbolo
dell'unione dei cinque continenti e della fratellanza tra i popoli.
Tante anche le bandiere giapponesi, con il tradizionale sole nascente,
ripreso anche nell'emblema olimpico.
Anche
quest'anno, come nell'edizione tedesca, sono state piazzate decine di
telecamere ai bordi dello stadio e degli altri campi di gara per
riprendere l'evento. Una scelta ambiziosa, considerando che il sistema
televisivo giapponese è nato solo lo scorso anno e il numero di
televisori presenti nel paese è ancora piuttosto basso; dettata più che
altro da ragioni politiche e propagandistiche e, soprattutto, dalla
volontà di non mostrarsi inferiori all'alleato tedesco.
Spettacolare
la sfilata folkloristica e degli atleti delle 47 nazioni in gara, un
numero inaspettato fino a pochi mesi fa, a causa delle vicende belliche
che hanno investito il continente europeo e, seppur in modo meno
accentuato l'oriente e l'area del pacifico.
Come
tradizione dall'avvio delle Olimpiadi moderne nel 1896 il primo paese a
sfilare è stata la Grecia, culla dello spirito olimpico, seguita da
tutte le altre nazioni, in rigoroso ordine alfabetico.
Un
enorme serpente multicolore di uomini e donne di ogni razza, preceduti
dai rispettivi portabandiera, ha lentamente percorso l'intero perimetro
interno dello stadio, tra gli applausi del pubblico festante.
Quasi
quattromila gli atleti in gara, famosi e sconosciuti, di nazioni grandi
e piccole; per un giorno hanno sfilato insieme, dimenticando le
rivalità politiche e i conflitti bellici per confrontarsi solo sul piano
sportivo.
Tra
i protagonisti più attesi lo squadrone tedesco, dominatore dei giochi
di Berlino con 33 ori, capitanato dal campione di salto in lungo Luz
Long.

Grandi
le aspettative anche nei riguardi degli altri paesi che hanno ben
figurato nella scorsa edizione, guadagnando più di una medaglia d'oro:
Stati Uniti (24), Ungheria (10), Finlandia e Francia (7), Svezia,
Giappone e Olanda (6), Gran Bretagna e Austria (4), Cecoslovacchia (3),
Argentina, Estonia ed Egitto (2).
La
squadra azzurra, capitanata da Trebisonda "Ondina" Valla, prima donna
italiana a vincere un oro olimpico, si presenta con un gruppo
agguerrito.
Giulio
Gaudini, Edoardo Mangiarotti e Franco Riccardi gli atleti di punta
della scherma con all'attivo due ori individuali e due a squadre.
La
nazionale di calcio di Vittorio Pozzo, Campione Olimpica a Berlino 1936
e Campione del Mondo nel '34 e '38, che punta a realizzare una
doppietta storica. Ulderico
Sergo, oro a Berlino nella boxe — pesi gallo e Romeo Neri, oro nella
ginnastica nel 1932, tornato in squadra dopo un brutto infortunio. E poi
le squadre di vela, atletica, canottaggio, ciclismo e tanti altri.
Ultimo
per cerimoniale è stato il Giappone in quanto squadra del paese
organizzatore, accolto da una vera e propria ovazione sotto lo sguardo
compiaciuto dell'imperatore Hirohito, circondato dalla famiglia
imperiale e dai più alti dignitari. In onore degli atleti e delle
personalità presenti, al termine della sfilata alcune giovani, vestite
con costumi bianchi e rossi sono entrate lentamente sul campo di gioco,
spargendo petali di rosa.
Giunte
al centro del diamante si sono posizionate in modo da comporre la
bandiera nazionale, applaudita con grande calore dal solitamente
compassato pubblico giapponese.
Ha
quindi preso la parola il primo ministro Fumimaro Konoe, che ha prima
accolto gli atleti con un breve discorso di benvenuto e poi recitato la
formula per l'apertura ufficiale dei giochi.
Finalmente
ha fatto il suo ingresso la torcia olimpica, accesa qualche mese fa a
Olimpia in Grecia, patria delle Olimpiadi; la fiaccola era passata di
mano in mano da atleti e gente comune di varie nazioni, percorrendo
mezza europa in una estenuante e suggestiva staffetta prima di essere
trasportata via nave fino in Giappone.
Nel
porto di Yokohama l'atleta tedesco Fritz Schilgen, ultimo tedoforo a
Berlino 1936, aveva consegnato la torcia ai colleghi giapponesi che
avevano continuato la corsa per le principali città del paese del Sol
Levante. L'ultimo tedoforo, Sohn Kee-chung, trionfatore nella gara della
maratona a Berlino, è salito da solo verso il grande braciere per
accendere la fiamma olimpica, che arderà per tutta la durata della
competizione sportiva, come nell'antico rituale greco.
Al
termine del discorso sono stati liberati alcuni colombi, simbolo di
pace e consegnati a tutti i portabandiera degli uccelli della pace
origami, veri capolavori realizzati con fogli di carta piegata in
maniera sapiente.
In
rappresentanza dei componenti di tutte le squadre in gara, un atleta
della nazionale svedese ha infine pronunciato il giuramento olimpico,
una formula ispirata all'antico rituale greco, in rappresentanza di
tutte le squadre.
Dopo questo suggestivo momento, è stato avviato il programma artistico, tenuto rigorosamente segreto fino all'ultimo istante.
Il
momento è stato aperto da migliaia di figuranti vestiti con il
caratteristico kimono che hanno fatto ingresso all'interno del campo di
gioco, posizionandosi attorno alla bandiera, e si sono esibiti in danze e
canti gagaku, accompagnate da strumenti tradizionali.
Un
ritmo lento, scandito dai tamburi taiko e dai suonatori di biwa e
strumenti a fiato ha incantato il pubblico giapponese e i numerosi
spettatori stranieri, portandoli in un mondo di sogno. Perfetto il
sincronismo dei danzatori, come mossi da un unico filo.
A
seguire hanno fatto ingresso centinaia di allievi delle scuole di arti
marziali giapponesi, che, sotto gli occhi attenti dei loro istruttori,
si sono esibiti in spettacolari dimostrazioni dei kata, simulazioni
incruente derivate dalle antiche tecniche di lotta giapponesi.
Per
concludere i figuranti hanno composto dei suggestivi quadri animati,
ripercorrendo velocemente la storia dell'impero nipponico, dalle
origini, al periodo dei samurai e degli shogun fino ad arrivare al
periodo Sho-wa dell'Imperatore Hirohito. Spettacolari, ma forse poco
comprensibili da un pubblico non giapponese, anche per la velocità del
susseguirsi delle rappresentazioni sceniche.
Una
macchina organizzativa perfetta, frutto di una lunga preparazione e
della proverbiale dedizione del popolo giapponese, che ha positivamente
impressionato tutte le delegazioni straniere.
Non è difficile immaginare che questa olimpiade passerà alla storia come un evento irripetibile.
Nota
Le Olimpiadi che si sarebbero dovute svolgere a Tokyo nel 1940 e che non
videro mai la luce del sole a causa della guerra mondiale che
contrapponeva una moltitudine di nazioni europee e orientali sarebbero
sicuramente state uno dei più grandi eventi sportivi del secolo appena
concluso.
Non sapremo mai cosa sarebbe avvenuto, quali sarebbe stati i risultati storici che l'avrebbero contraddistinta, nè quali nuovi campioni avrebbe forgiato; ci piace immaginare che sarebbe stata una grande competizione, un evento capace di unire genti e culture, dove la battaglia aveva come unico scopo il potersi cingere di una medaglia, in contrapposizione a ben più cruente battaglie che da lì a poco avrebbero fatto scorrere fiumi di sangue in ogni angolo del pianeta, una follia che solo il genere umano poteva partorire.
Non sapremo mai cosa sarebbe avvenuto, quali sarebbe stati i risultati storici che l'avrebbero contraddistinta, nè quali nuovi campioni avrebbe forgiato; ci piace immaginare che sarebbe stata una grande competizione, un evento capace di unire genti e culture, dove la battaglia aveva come unico scopo il potersi cingere di una medaglia, in contrapposizione a ben più cruente battaglie che da lì a poco avrebbero fatto scorrere fiumi di sangue in ogni angolo del pianeta, una follia che solo il genere umano poteva partorire.