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sabato 17 settembre 2016

Orzowei (Alberto Manzi)


Come molti della mia generazione, ho guardato tutti gli episodi della serie televisiva Orzowei,  canticchiato l'omonima sigla composta dagli Oliver Onions e sperato vanamente che  la RAI ritrasmettesse questa serie cult del 1977.
Solo recentemente, guardando lo sceneggiato Non è mai troppo tardi, ho scoperto che la storia è tratta da un libro di Alberto Manzi, il noto maestro che negli anni '60 ha insegnato in TV a leggere e a scrivere a milioni di italiani.


Orzowei è una storia particolare, che fa riflettere sui nostri pregiudizi, ribaltando convinzioni e luoghi comuni sul razzismo e la convivenza tra i popoli. 
Un libro tornato oggi di grande attualità, in un periodo in cui si parla molto,  spesso a sproposito, di razzismo, integrazione, convivenza tra i popoli.






Confondere ruoli e prospettive
Il maestro Alberto Manzi in questo libro prova a ribaltare e confondere i ruoli e i luoghi comuni sulla convivenza tra i popoli, mostrando i vari volti del razzismo: Isa è un ragazzo bianco, allevato da un guerriero Swazi, ma disprezzato dalla sua tribù di adozione per il colore della sua pelle.
Per gli Swazi è solo Orzowei, "il trovato", un soprannome che evidenzia la sua non appartenenza al loro popolo, la sua diversità, per molti ragione sufficiente per volere la sua morte, nonostante il suo valore come guerriero.
Isa viene spesso deriso, picchiato e non gli viene riconosciuto un ruolo all'interno della tribù.
Viene disprezzato dai bianchi, suo popolo d'origine "genetica", perchè consideraro swazi e dal suo popolo d'adozione perchè bianco.
Viene invece accettato da Pao del "piccolo popolo" dei boscimani per le sue qualità di cacciatore e guerriero, diventando per lui quasi un figlio, nonostante l'iniziale diffidenza di molti  per la sua diversità.
Orzowei è anche una bella storia di amicizia, anzi delle amicizie che Isa intesse con persone di popoli diversi, con coloro che lo prendono sotto la loro protezione, imparando a conoscerlo e a conoscersi e rispettarsi tra di loro, nonostante i pregiudizi e i conflitti che li dividono.
Il guerriero Amunai che lo trova nella foresta e lo alleva con l'aiuto della vecchia Amebais, e qualche anno dopo propone al Consiglio degli anziani di fargli affrontare la grande prova per essere ammesso tra i guerrieri.
Una rischiosa iniziazione, solo nella foresta per molti giorni, inseguito da tutti i cacciatori del villaggio ansiosi di ucciderlo, fino a che rimarra visibile il colore bianco dipinto sul suo corpo dallo stregone.
Pao del piccolo popolo dei Boscimani, che lo accoglie e considera come un figlio, nonostante appartenga a un popolo nemico, sia come swazi che come bianco.
Paul von Hunks, soprannominato "Fior di granturco" che Isa sceglie per il suo coraggio per conoscere il mondo dei bianchi, le proprie origini.
Tre uomini che apprezzano le qualità del giovane guerriero e in modi diversi gli vogliono bene e lo prendono sotto la loro protezione.
E poi Filippo, un disabile relegato dai suoi a cui Isa insegna a tirare con l'arco come un guerriero, Anna, che lo accudisce amorevolmente per ordine di Paul, e tanti altri che col tempo imparano ad amarlo e ad apprezzare le sue qualità.
Ma ci sono anche tanti che lo disprezzano, che ovunque vada lo considerano sempre uno straniero, un orzowei senza diritti e un posto nella società.

Una storia ancora d'attualità
Come sottolineato nella prefazione, la narrazione è ambientata in Sudafrica, ma potrebbe svolgersi in qualsiasi altro posto. Manzi prende in prestito alcuni elementi della realtà storica per costruire un suo mondo, non un resoconto giornalistico, ma una libera ricostruzione che fa da sfondo alle vicende del giovane.
Il romanzo è stato scritto nel 1955, anticipando temi oggi di attualità e meriterebbe di essere riletto e riscoperto anche dalle giovani generazioni.
La storia ha un chiaro intento pedagogico, insegna a conoscere le diversità per imparare a vivere insieme, ma ha anche uno sfondo avventuroso, incentrato sulla lotta di Isa per la sopravvivenza e per farsi accettare per le sue qualità, al di là del colore della pelle e dell'appartenenza etnica, sulla necessità di incontrarsi, di conoscersi per superare i pregiudizi.
Per certi aspetti ricorda un po' lastoria di Tarzan, ma rimescolandfo un po' le carte: non più il trovatello bianco che diventa re delle scimnmie che lo hanno allevato, ma l'orzowei disprezzato da tutti che lotta per mostrare le proprie qualità ed essere accettato nonostante il diverso colore della sua pelle.
La sua condizione è ben riassunta nel libro in questa frase: «Io non so cosa sono. Sono Swazi, sono Boscimano, sono bianco. E forse non sono niente di tutti e tre o sono tutti e tre messi insieme»

La serie TV
La serie televisiva RAI degli anni '70, 13 puntate da 25 minuti, ebbe molto successo, ma non è stata mai ritrasmessa. Sembra che un incendio abbia distrutto le pellicole originali RAI, relegando questa serie tra i nostri ricordi più belli e impedendone la fruizione alle nuove generazioni.
Il personaggio di Isa (Orzowei) era interpretato Peter Marshall, morto a soli 29 anni.
In rete si trova solo la sigla omonima cantata dagli Oliver Onions e uno spezzone della prima puntata.
Per fortuna il romanzo è ancora in commercio e ci permette di rivivere le vicende di Isa, affidandoci all'immaginazione per ricostruire i perrsonaggi, gli scenari e le lotte.
Nota
Nel libro il ragazzo viene chiamato alcune volte Mohamed Isa, nome di cui non viene spiegata l'origine e che crea alcune perplessità, facendo scambiare il ragazzo per un musulmano, parola di cui lui neanche conosce il segnificato. Forse Manzi intendeva affrontare inizialmente anche la diversità religiosa,  ma poi non ha più approfondito l'argomento, nè spiegato l'origine di tale nome.




Titolo: Orzowei
Autore: Alberto Manzi
Traduttore: -
Anno: 1955
Editore (cartaceo): BUR Biblioteca Universale Rizzoli (10 ottobre 2010)
ISBN cartaceo: 9788817029599 
ISBN ebook:   9788858602324 - 9788858604885             
ASIN: B0067MKO74
Scheda cartaceo: IBS | Amazon |
Lunghezza stampa: 259 p.
Scheda ebook: IBS | Amazon | Streetlib |
Dimensioni file: 700 KB



sabato 3 settembre 2016

poesia Teresa di Calcutta

In occasione della canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta, mi sembra opportuno condividere una poesia che ho dedicato qualche anno fa a questa piccola grande donna che ha speso tutta la sua vita per gli altri, per i più poveri tra i poveri.
Un sentiero scomodo che tutti noi siamo invitati a seguire con pazienza e umiltà, confidando nell’aiuto del Signore.


Madre Teresa con i bambini più poveri


Teresa di Calcutta

13/12/1994

Cammina lentamente
Teresa di Calcutta,
lei vive per la strada,
tra la gente più brutta.
Tra volti sofferenti
risplende il suo sorriso
e chi è già morente
si specchia nel suo viso.
Con le sue suore accorre
sempre Madre Teresa,
tra chi la gente aborre
lei porterà la Chiesa.
A chi la chiama santa,
un po’ frettolosamente
«la strada è ancora tanta»
ripete lei, umilmente.
Sia lodato sempre
il sommo Creatore
che ha acceso in lei
il gran fuoco d’amore.
Quando il suo cuore stanco
cesserà di vibrare
possa dal Paradiso
continuare ad amare.
E quella strana gente
che lei ha amato tanto
un dì la condurrà
nel novero dei santi.
Con il suo passo stanco
lei segna lentamente
un sentiero amico:
seguiamola umilmente.


(tratta da Lungo gli argini)




il sorriso di Madre Teresa

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