Questa è forse la prima recensione che ho scritto, parecchi anni fa, per le pagine del mensile locale Gioia Viva (Novembre 1997) con cui collaboravo come redattore e impaginatore; testo ripreso in anni recenti per il bollettino parrocchiale di Santa Lucia e poi inserito anche su Anobii.
Ho ricevuto per caso da un amico comune il libro di Filippo Paradiso e ha subito catturato la mia attenzione, spingendomi a mettere su carta le mie impressioni. L'inaspettata telefonata di ringraziamento dell'autore, che ho avuto il piacere di conoscere personalmente solo nel 2009, è stato forse il momento più bello della mia esperienza "giornalistica".
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| Quasi niente | 
Un libro in cui Paradiso ha sapientemente fermato 
sulla carta tante piccole storie di momenti vissuti o immaginati, 
riflessioni, ricordi e sentimenti, veri e propri quadri, intervallati 
dai disegni dell'autore. 
Poesie che non vanno lette con l'occhio 
minuzioso, ma spesso miope del critico, perché parlano al cuore. Versi 
in cui i sentimenti, le gioie e le sofferenze dell'autore diventano 
quelle di tutti noi. L'elemento autobiografico, la storia personale 
dell'autore fanno da sfondo al desiderio di scrivere, che Paradiso 
definisce rifugio e ponte, un modo per recuperare dentro di sé le 
emozioni ed i sentimenti più nascosti per donarli agli altri. Una 
ricerca a volte dolorosa perché porta a scavare nell'intimo, a mettere a
 nudo la propria anima che il poeta esprime molto efficacemente nella 
poesia intitolata "Cuore mio": ma proprio quando sanguini, / sei 
esposto, tormentato / io penso, sento, amo: / io vivo, cuore mio. Poesie
 spesso brevi, a volte senza un titolo, ma tutte caratterizzate da una 
data, quasi a voler fotografare nel tempo l'istante che le ha generate. 
Il fluire del tempo, la nostalgia del passato, la voglia di non 
arrendersi al dolore, il desiderio di crescere, di trasformarsi sono 
alcuni degli elementi ricorrenti nelle sue poesie. Così in quella che dà
 il titolo al libro egli dice che tra il velluto di una rosa e la mano 
c'è sempre una spina e che un acuto dolore è spesso il giusto compenso 
per quel morbido tocco. Accettazione del dolore, visto anche nei suoi 
lati positivi, ma non rassegnazione. Voglia di comunicare, di donarsi 
agli altri come nella poesia "Cirano" che sa di avere tanto amore da non
 poterlo contenere, ma non riesce ad esprimerlo perché a volte il corpo 
ti impedisce di volare. La voglia di volare, di esprimersi liberamente, 
deve spesso scontrarsi con la dura realtà. 
È una spiacevole sensazione 
che tutti gli artisti prima o poi provano, lo scontro fra il loro 
desiderio di "andare oltre" e chi li vorrebbe rinchiudere in schemi ed 
etichette, vorrebbe imprigionare la loro anima. Molti si fermano, 
preferiscono non proseguire il cammino, tornare alla realtà. Ma si può 
veramente fermare la poesia? Paradiso dice di no, sente di voler andare 
avanti nella sua ricerca poetica sarà bene che mi alzi, / ho ancora da 
scrivere, / ancora da sognare. E tutti noi vorremmo continuare a 
sognare con le sue poesie, dalle quali questo articolo ha "rubato" 
qualche verso (le parti scritte in corsivo) per dare un'idea del 
contenuto del libro. Ma il consiglio è di non fermarsi a questi piccoli 
"assaggi" presi qua e là, di accostarsi al testo originale, un piccolo 
sforzo che non ci costa "quasi niente", ma può aprire i nostri orizzonti. 
Titolo: Quasi niente
Autore: Filippo Paradiso
Traduttore: -
Editore: Progetto Physis - 1997
Recensione pubblicata su GioiaViva di Novembre 1997, poi ripresa su Anobii il 05/03/2010
http://www.anobii.com/books/Quasi_niente/0143c6df9162b8a100/

 
