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lunedì 26 dicembre 2016

Ci vediamo nel 2017, forse






Nelle ultime settimane ho avuto qualche difficoltà a seguire il blog, per motivi tecnici e personali, rimandando tutti gli articoli e le recensioni in programmazione.
Spero di riuscire a riprendere presto i lavori rimasti in sospeso e mi scuso con chi aspetta da tempo una recensione o una nota informativa sul proprio libro.
Sto cercando di riorganizzarmi e rivedere la struttura del blog e soprattutto di ritrovare la giusta motivazione per continuare.

Tanti auguri a tutti di Buon Natale e felice Anno Nuovo.
A presto.

giovedì 17 novembre 2016

Essere Youcaniani - autori indipendenti per scelta


Cosa vuol dire essere uno Youcaniano ? Non è un extraterrestre o un originario dello Yucatan, come qualcuno pare abbia mal interpretato recentemente.
Siamo autori indipendenti, termine che preferisco all'inglese
self publisher , alla sua traduzione letterale autopubblicato e alla pessima abbreviazione indie, usata soprattutto in ambito musicale.
Autori che hanno scelto di pubblicare con la piattaforma Youcanprint e che poi si sono ritrovati a discutere nel gruppo Autori Youcaniani su Facebook e hanno deciso di realizzare alcune cose insieme come la recente partecipazione all'Expo Libri di Padova.
Per descrivere lo spirito che ci anima e spiegare meglio
il valore di questa scelta editoriale mi affido alle parole dela scrittrice Chiara Saccavini, che ha saputo raccontarlo con sincero entusiasmo.
Ringrazio Chiara per avermi permesso di pubblicare questo suo appassionato articolo.






Cari lettori, sono un’autrice Youcaniana e ne sono fiera.
Scrivo, leggo, rileggo, centellino le parole del mio libro che viene pubblicato così come io decido e come tale giunge direttamente nelle vostre mani. Tutto chiaro, semplice, diretto, senza zone oscure, direttamente dalla fantasia partorita dalla mia mente ai vostri occhi avidi di storie. È perché io sono un autore, sono ancora signora di me stessa.
Scelgo come esprimermi, quanto approfondire i concetti, senza egocentrici direttori di grandi case editrici, che pretendono solo successi, e che mi dicono dove fermarmi per far piacere al pubblico impigrito.
In un paese dove a malapena un terzo della popolazione legge tre libri all’anno, io scrivo. Scrivo perché così ho deciso. Scrivo perché cerco di comprendere il Libro del Mondo, in cui non vi è nulla che ‘non possa essere considerato scrittura’, come ci insegnò il saggio Ibn Arabi. Scrivo perché ho scelto di condividere queste mie piccole o grandi scoperte.
Sono un’autrice Youcaniana e sono una ribelle.
In un mondo assuefatto ai grandi enunciati, dove anche i libri sono mercificati e venduti a peso nei grandi centri commerciali, io scelgo di esistere come persona, libera di enunciare i miei propri pensieri, libera di esprimere le mie passioni, al grado più alto che mi è possibile raggiungere. Perché non è vero, come qualche invidioso suggerisce, che gli autori che scelgono il self publishing siano gli scarti delle grandi editorie dai piedi di argilla… loro hanno una politica commerciale, noi abbiamo la passione, e saranno solo i lettori a scegliere.
All’estero essere un self made author è già qualcosa che si aggiunge ai meriti di uno scrittore. E, come un fiume, piano piano anche da noi gli autori che si auto pubblicano, lambiranno con i loro scritti pervicaci e consumeranno con le loro parole pian piano l’argilla di quei piedi giganteschi.
Così è accaduto a metà novembre, all’Expo Libri di Padova, a cui un manipolo di autori si sono presentati con libri e booktrailers dando vita, per l’ennesima volta, alla sfida eterna tra Davide e Golia.
Da soli non avremmo avuto questa possibilità, ma insieme abbiamo potuto farcela, grazie all’abile e paziente direttore del nostro polifonico coro, Roberto Serafini, grazie a Olga De Blasio che ci ha dato il ‘la’, grazie alla sapiente regia dietro le quinte di Youcanprint. Ma saranno le nostre voci a vincere questa sfida. Caro lettore, a te la scelta di ascoltare questo canto!


(di Chiara Saccavini) 






sabato 5 novembre 2016

Gli autori Youcaniani verso Padova Expo Libri


La prossima settimana un gruppo di autori indipendenti che hanno pubblicato con Youcanprint, riuniti sotto la sigla Autori Youcaniani. parteciperà all'Expo Libri di Padova per mostrare al pubblico un'altra faccia dell'editoria, molto attiva ma poco considerata dai mass media.
Non potendo partecipare direttamente a questo primo evento che ci vede protagonisti mi è sembrato opportuno publicizzarlo al meglio, ospitando l'articolo scritto per l'occasione dalla scrittrice Franca Turco, che ringrazio per il suo contributo.





Gli Autori Youcaniani hanno scelto Padova per il loro esordio fieristico. L’appuntamento è fissato per giovedì 10 novembre 2016 per allestire il loro primo stand.

Gli Autori Youcaniani sono scrittori che si auto pubblicano e non perché rifiutati dalle case editrici tradizionali, come vuole l’opinione comune, ma nella maggior parte dei casi per scelta, per la consapevolezza che l’autopubblicazione rappresenti il futuro dell’editoria e per far parte di questo futuro hanno scelto la più grande piattaforma di self-publishing in Italia, Youcanprint.

Gli Autori Youcaniani però non si limitano a pubblicare: hanno voluto creare un legame tra loro e così è nato il gruppo Facebook “Youcaniani e aspiranti autori di Youcanprint”, termine coniato da Silvia Montis, fondatrice del gruppo che ha trovato nell’amministratore Roberto Serafini un grande trascinatore. Nel gruppo si discute sull’editoria, si chiedono consigli, si trovano risposte a dubbi, ci si entusiasma. Sì, ci si entusiasma: l’idea di Olga De Blasio apparsa in un suo post di inizio settembre, di partecipare tutti insieme al PadovaExpoLibri 2016 è stata colta da 38 autori come un appuntamento a cui non si poteva assolutamente mancare. Da quel 6 settembre hanno cominciato a circolare post relativi a eventuali presenze fisiche o solo tramite i propri libri, alle spese da affrontare, ai turni, eh sì, ai turni, perché saranno proprio loro, gli scrittori in prima persona, a promuovere i propri libri e quelli di chi non ha potuto esserci fisicamente, a parlarne ai lettori, a presentare le proprie creature come nessun altro potrebbe fare.
Perché self-publishing è anche questo: autopromozione. Lo scrittore fa tutto da sé, dall’inizio alla fine, alla promozione. Ma con Youcanprint non è proprio così: Alessandro De Giorgi, il ‘capo’ di Youcanprint, fa parte del gruppo Facebook, discute con gli autori, fa di tutto per risolvere i loro problemi e si entusiasma con loro, tanto che ha deciso di appoggiare anche in parte economicamente, i suoi autori e di affidare loro il nome di Youcanprint, sicuro che lo sapranno tenere alto.
Questo si troverà presso lo stand degli Autori Youcaniani: libri che sapranno soddisfare chi ha voglia di novità lontano dagli schemi, dai titoli e dai nomi delle case editrici tradizionali; libri di generi diversi accomunati dalla qualità e dallo spirito vincente di un gruppo di scrittori che ogni giorno si propongono nuove mete da raggiungere. Insieme!!! 
(di Franca Turco) 

Questi i nomi degli autori e autrici partecipanti:
Arlotta Emanuela | Avignoni Giovanna | Bianchessi Roberta | 
Bolle Claudio | Caltagirone Aldo | Campanale Annalisa | 
Capodimonti Eleonora | Carloni Stefano | Chammas Annie | 
Chiancone Romolo | Chirivì Alessio | Cibecchini Marco | 
Colesanti Cristina P. | Corradini Fabrizio | De Blasio Olga | 
De Tata Mario | Di Gaetano Teresa | Didio Piero | 
 Gioviale Concesion | Guiducci Emiliano | Jones Nina | 
Liddell Elèonore | Masini Luca | Meola Anna | 
Mezzatesta Maria | Montis Silvia | Moschini Francesca | 
Orlandi Valentina Julie | Ricciarelli Susanna | 
Saccavini Chiara | Serafini Roberto | Tessaro Franco | 
Turco Franca | Venturi Immacolata | Villano Gianluca |
Villaschi Raffaella | Visone Roberta Fausta Ilaria




mercoledì 26 ottobre 2016

I miei 3 negozi su Streetlib



  

Da qualche settimana Streetlib ha attivato la nuova funzione Stores (Negozi) che consente di inserire nel proprio sito l'accesso a una vera e propria libreria virtuale, affiancandosi alla funzione widget di cui abbiamo parlato tempo fa e in qualche modo completandola.

Cos'è Streetlib Stores 
Creare una propria libreria personale in cui poter segnalare e vendere i propri libri preferiti diventa oggi ancora più facile tramite la funzione Negozi, disponibile su Streetlib che consente di selezionare i titoli da proporre in base a titolo, autore, editore, creando delle Vetrine personalizzate in cui vendere solo i libri di un certo argomento, autore, editore, etc.
Il servizio è gratuito  e consente a chi crea lo store di guadagnare il 15% del prezzo di copertina di ogni libro venduto.

I miei negozi
Il servizio Stores permette di personalizzare ogni vetrina selezionando l'insieme di dati da cui l'utente potrà ricercare i testi richiesti. 
Ho voluto provarlo anch'io creando tre differenti Negozi con contenuti differenti.

Fogli Diversi - self publishing
 Vetrina creata per dare maggiore visibilità agli autori indipendenti (Self-Publishing), in particolare quelli che utilizzano la piattaforma di Self Publishing Youcanprint e fanno parte come me del gruppo Autori Youcaniani.  Ad oggi contiene circa 300 titoli (compresi i miei).
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Fogli Diversi - catalogo Streetlib
 Vetrina creata inizialmente solo per uso personale che consente di ricercare nell'intero catalogo Streetlib, attraverso il motore di ricerca della piattaforma. Ad oggi contiene 186613 titoli.

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Fogli Diversi - libri cattolici
 Vetrina dedicata ai libri di carattere religioso che include le principali case editrici cattoliche e una scelta di autori cristiani. Ad oggi contiene più di 2000 titoli.

Vi invito a visitare le mie vetrine e, se vi va, acquistare qualche ebook.

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Per chi preferisce comprare da altre piattaforme vi ricordo che fino al 31 dicembre 2016 tutti i miei libri sono scontati (-10% su ebook e -20% su cartaceo) su Youcanprint, se in fase di acquisto inserite  i seguenti codici sconto: 
Fogli diversi (ebook: 013477 - cartaceo: 805420), 
Ricominciare (ebook: 727276 - cartaceo: 022214), 
Lungo gli argini (ebook: 449814 - cartaceo: 971275). 




venerdì 14 ottobre 2016

Rispetto per le donne e corretta informazione




Prendo spunto da un incontro tenuto recentemente a Gioia del Colle dalla giornalista Grazia Rongo per consigliare alcune utili risorse pe migliorare l'informazione riguardo alle donne, e in generale a tutte le cosidette categorie deboli (donne, anziani, bambini, stranieri, etc.), tema tornato d'attualità dopo i numerosi casi di cronaca e l'introduzione del reato specifico di femminicidio.

  
Serviva davvero un nuovo termine ?

Francamente non ho mai capito la necessità di coniare un termine specifico per specificare l'uccisione di una donna, quasi in opposizione all'omicidio che, ricordo, indica l'uccisione di un qualsiasi essere umano, indipendentemente dal sesso, dal'età o da altre caratteristiche individuali.
In alcuni casi si tende a differenziare con termini specifici i vari tipi di assassinio (infanticidio, uxoricidio, parricidio, matricidio, strage, pulizia etnica, genocidio, etc) per fini giornalistici o per sottolineare la gravità del reato.
Forse questo era l'intento iniziale anche di chi ha introdotto questo termine, a mio parere doppiamente offensivo per le donne.
Primo perchè usa la parola femmina, generalmente usata in modo dispregiativo al posto di donna o per indicare animali di sesso femminile. Non vorrei che diventasse un modo per considerare questo reato meno grave rispetto all'omicidio, renderlo accettabile in una cultura prettamente maschilista come la nostra.
Non sono un giurista o un linguista e non conosco nello specifico la legge in questione, condivido solo le mie riflessioni personali, fatte quando ho sentito per la prima volta questo termine.
Secondo perchè non esiste un analogo reato di "maschicidio": se viene ucciso un uomo è omicidio, se invece è una donna diventa femminicidio come se fosse qualcosa di diverso, non fosse comunque l'uccisione di un essere umano.
Analogamente esiste il reato di "uxoricidio" ma nessun termine analogo per l'uccisione del marito. Quasi che si desse per scontato che le donne debbano sempre essere vittime.
Purtroppo alcuni recenti vicende hanno tristemente dimostrato che alcune donne sanno essere altrettanto crudeli degli uomini.

Rispetto e informazione corretta
Tanti i casi di cronaca che si sono susseguiti negli ultimi anni, focalizzando e saturando l'attenzione dei mass media, spesso con una indecente attenzione morbosa, in genere volta a scavare nella vita privata della vittima, come a voler trovare le ragioni che hanno portato l'assassino al "folle gesto".
Quante volte abbiamo sentito gli assassini giustificare le loro azioni in nome dell'amore, della gelosia, li abbiamo sentiti dire di essere stati provocati?
Quante volte abbiamo visto le vittime dipinte dai mass media in maniera ambigua, mostrando le loro foto in costume da bagno o comunque poco vestite, o ascoltato commenti del tipo "se l'è cercata?".
E invece nessuna foto degli assassini, giustamente tutelati in nome della privacy fino a sentenza definitiva, per evitare facili processi mediatici, non mettere "il mostro in prima pagina".
Il dovere di cronaca spesso supera il diritto di chi ha perso la vita e dei suoi familiari di non vedere la loro vita privata, intima, scandagliata, radiografata, falsata a volte solo per creare un finto scoop o dare la notizia prima delle emittenti concorrenti.
Informazioni oggi prese arbitrariamente dai social network e che poi rapidamente e senza controllo rimbalzano su tutti i mezzi d'informazione, tornando sulla rete amplificati e con l'avvalllo istituzionale del "l'ha detto il tg".
Nonostante i codici di autoregolamentazione e altri strumenti nati per una informazione corretta e rispettosa, spesso si continuano a dare le notizie in maniera non corretta, a volte anche i giornalisti professionisti compiono imbarazzanti scivoloni informativi, omettendo il necessario controllo delle fonti e soprattutto il doveroso rispetto richiesto in questi casi.
Se non emergono all'attenzione altri casi di cronaca più "interessanti" per il pubblico si continua a ripetere, rielaborare, riciclare quei pochi elementi noti, spesso con la collaborazione di presunti esperti e opinionisti di professione che a volte conoscono poco o niente delle vicende, ma comunque con il loro autorevole parere incidono sulle reazioni dell'opinione pubblica.

La campagna "Io me ne curo"
Per venir fuori da questo calderone mediatico e poter distinguere chi fa informazione in maniera consapevole e rispettosa qualche anno fa alcune giornaliste riunite nel collettivo Gi.U.Li.A (Giornaliste Unite Libere Autonome) hanno realizzato uno spot antiviolenza in cui sottolineano l'importanza delle parole.
 L'importanza di distinguere tra carnefice e vittima e di non infierire mediaticamente su quest'ultima.




Tanti gli ambiti in cui la Giulia ha scelto di impegnarsi, partendo dai diritti delle donne, dalla lotta per la dignità e la fine della strumentalizzazione del corpo femminile, ma anche per la difesa della democrazia, la libertà di informazione e tanti altri temi.
Nata come gruppo di giornaliste unite per il cambiamento, oggi Giulia chiede anche la collaborazione di uomini e donne di buona volontà, non solo giornalisti, che credono nel cambiamento.
Riporto solo un breve stralcio della loro pagina di presentazione:
GIULIA dice basta all'uso della donna come corpo, oggetto, merce e tangente; abuso cui corrisponde una speculare sottovalutazione delle sue capacità e competenze.
Sul loro sito potete trovare il testo completo e i nomi delle giornaliste aderenti a questa rete.

guida Donne Grammatica e Media
C'è ancora molta confusione nel nostro paese riguardo ai nomi dei mestieri o delle cariche pubbliche da attribuire alle donne, ruoli finora tradizionalmente maschili, che in molti ancora fanno fatica a declinare al femminile.
Una mentalità prettamente maschilista, la logica del "finora si è fatto così", la paura delle novità, una certa ignoranza della lingua italiana e delle sue notevoli possibilità e varianti espressive: tanti elementi che hanno contribuito finora a evitare l'uso di certi termini al femminile.
Per aiutare le giornalisti e i giornalisti (e in generale chiunque si occupi di comunicazione) a usare un linguaggio rispettoso delle donne, evitando l'uso di termini inappriopriati o sessisti, è nata la guida Donne, grammatica e media, scaricabile gratuitamente in formato pdf.
Un volumetto agile sulla lingua italiana,  nato dalla collaborazione tra GiULiA e l'Accademia della Crusca, curato da Maria Teresa Manuelli e realizzato dalla linguista Cecilia Robustelli.
Un passo importante per una corretta parità di genere, anche dal punto di vista linguistico, basandosi sulla grammatica, ma anche sul buonsenso.

La guida sottolinea l'abuso di un'immagine della donna come essere inadeguato o addirittura inferiore rispetto all'uomo (il sesso debole) e un uso scorretto di termini maschili riferiti alle donne che occupano cariche istituzionali o svolgono mestieri tradizionalmente maschili, anche quando già esistono alternative valide.
A volte anche le donne si adeguano a questa mentalità, preferendo i termini al maschile come se conferissero un maggior prestigio.
Capita spesso, parlando di donne forti e autorevoli nel loro lavoro, di sentirle definite come "donne con gli attributi", come se una donna non possa essere semplicemente brava nel proprio lavoro, senza dover scimmiottare modelli maschili.
Personalmente trovo odiosa questa espressione (e i suoi analoghi più volgari) anche quando riferita agli uomini, un retaggio di un mentalità arcaica basata solo sull'istinto e la forza fisica.
Purtroppo c'è ancora tanto da fare per cambiare la nostra mentalità, nonostante siano passati quasi trent'anni dal primo studio sul sessismo nella lingua italiana curato dalla linguista Alma Sabatini.
Paradossale che la resistenza a declinare i titoli al femminile riguardi soprattutto ruoli professionali o istituzionali "alti" mentre non incontrano alcun ostacolo quelli che indicano lavori "comuni" come commesso, impiegato, maestro, operaio, parrucchiere, etc.
Triste che non si dica ancora la giudice, la ministra, la prefetta, la sindaca, l'ingegnera, etc. preferendo l'analogo maschile che a volte crea situazioni ambigue.

La guida affronta la questione in maniera dettagliata, suggerendo le alternative più valide e le forme ormai obsolete. Talvolta però restano dubbi o situazioni poco chiare come quando bisogna riferirsi a più persone di sesso diverso.
Le vecchie regole proponevano in questi casi l'uso del maschile inclusivo; una forma rapida e accettata dall'uso comune, ma non priva di ambiguità lessicali e che di fatto nascondeva la presenza della componente femminile.
Oggi giustamente si cerca di fare le opportune distinzioni di genere, ma a volte si è costretti ad
appesantire il linguaggio con ripetizioni o lunghe perifrasi "di compromesso".
Alcuni esempi:
  • I ragazzi vanno a scuola (non sappiamo se ci sono anche ragazze)
  • Le ragazze vanno a scuola (erano sono di sesso femminile)
  • Le ragazze e i ragazzi vanno a scuola (forma che include tutti, ma più lunga).
Nella terza forma in genere si mette prima in termine femminile (forse per cavalleria), ma credo non ci sia ancora una regola fissa.
In alternativa al maschile inclusivo a volte si usano delle formule neutre, senza riferimenti all'identità sessuale oppure verbi in forma impersonale o passiva.
Spesso sono le anche le donne a preferire l'uso delle forme maschili per le professioni, come se conferissero una maggiore dignità e autorevolezza e questo certamente rallenta il processo di cambiamento perchè finisce per disorientare i lettori.
Conlcludono la guida una breve presentazione della rete Gi.U.Li.A (Giornaliste Unite Libere Autonome) e delle sue attività e un utile vocabolario sintetico delle professioni. declinate al maschile e al femminile.






sabato 17 settembre 2016

Orzowei (Alberto Manzi)


Come molti della mia generazione, ho guardato tutti gli episodi della serie televisiva Orzowei,  canticchiato l'omonima sigla composta dagli Oliver Onions e sperato vanamente che  la RAI ritrasmettesse questa serie cult del 1977.
Solo recentemente, guardando lo sceneggiato Non è mai troppo tardi, ho scoperto che la storia è tratta da un libro di Alberto Manzi, il noto maestro che negli anni '60 ha insegnato in TV a leggere e a scrivere a milioni di italiani.


Orzowei è una storia particolare, che fa riflettere sui nostri pregiudizi, ribaltando convinzioni e luoghi comuni sul razzismo e la convivenza tra i popoli. 
Un libro tornato oggi di grande attualità, in un periodo in cui si parla molto,  spesso a sproposito, di razzismo, integrazione, convivenza tra i popoli.






Confondere ruoli e prospettive
Il maestro Alberto Manzi in questo libro prova a ribaltare e confondere i ruoli e i luoghi comuni sulla convivenza tra i popoli, mostrando i vari volti del razzismo: Isa è un ragazzo bianco, allevato da un guerriero Swazi, ma disprezzato dalla sua tribù di adozione per il colore della sua pelle.
Per gli Swazi è solo Orzowei, "il trovato", un soprannome che evidenzia la sua non appartenenza al loro popolo, la sua diversità, per molti ragione sufficiente per volere la sua morte, nonostante il suo valore come guerriero.
Isa viene spesso deriso, picchiato e non gli viene riconosciuto un ruolo all'interno della tribù.
Viene disprezzato dai bianchi, suo popolo d'origine "genetica", perchè consideraro swazi e dal suo popolo d'adozione perchè bianco.
Viene invece accettato da Pao del "piccolo popolo" dei boscimani per le sue qualità di cacciatore e guerriero, diventando per lui quasi un figlio, nonostante l'iniziale diffidenza di molti  per la sua diversità.
Orzowei è anche una bella storia di amicizia, anzi delle amicizie che Isa intesse con persone di popoli diversi, con coloro che lo prendono sotto la loro protezione, imparando a conoscerlo e a conoscersi e rispettarsi tra di loro, nonostante i pregiudizi e i conflitti che li dividono.
Il guerriero Amunai che lo trova nella foresta e lo alleva con l'aiuto della vecchia Amebais, e qualche anno dopo propone al Consiglio degli anziani di fargli affrontare la grande prova per essere ammesso tra i guerrieri.
Una rischiosa iniziazione, solo nella foresta per molti giorni, inseguito da tutti i cacciatori del villaggio ansiosi di ucciderlo, fino a che rimarra visibile il colore bianco dipinto sul suo corpo dallo stregone.
Pao del piccolo popolo dei Boscimani, che lo accoglie e considera come un figlio, nonostante appartenga a un popolo nemico, sia come swazi che come bianco.
Paul von Hunks, soprannominato "Fior di granturco" che Isa sceglie per il suo coraggio per conoscere il mondo dei bianchi, le proprie origini.
Tre uomini che apprezzano le qualità del giovane guerriero e in modi diversi gli vogliono bene e lo prendono sotto la loro protezione.
E poi Filippo, un disabile relegato dai suoi a cui Isa insegna a tirare con l'arco come un guerriero, Anna, che lo accudisce amorevolmente per ordine di Paul, e tanti altri che col tempo imparano ad amarlo e ad apprezzare le sue qualità.
Ma ci sono anche tanti che lo disprezzano, che ovunque vada lo considerano sempre uno straniero, un orzowei senza diritti e un posto nella società.

Una storia ancora d'attualità
Come sottolineato nella prefazione, la narrazione è ambientata in Sudafrica, ma potrebbe svolgersi in qualsiasi altro posto. Manzi prende in prestito alcuni elementi della realtà storica per costruire un suo mondo, non un resoconto giornalistico, ma una libera ricostruzione che fa da sfondo alle vicende del giovane.
Il romanzo è stato scritto nel 1955, anticipando temi oggi di attualità e meriterebbe di essere riletto e riscoperto anche dalle giovani generazioni.
La storia ha un chiaro intento pedagogico, insegna a conoscere le diversità per imparare a vivere insieme, ma ha anche uno sfondo avventuroso, incentrato sulla lotta di Isa per la sopravvivenza e per farsi accettare per le sue qualità, al di là del colore della pelle e dell'appartenenza etnica, sulla necessità di incontrarsi, di conoscersi per superare i pregiudizi.
Per certi aspetti ricorda un po' lastoria di Tarzan, ma rimescolandfo un po' le carte: non più il trovatello bianco che diventa re delle scimnmie che lo hanno allevato, ma l'orzowei disprezzato da tutti che lotta per mostrare le proprie qualità ed essere accettato nonostante il diverso colore della sua pelle.
La sua condizione è ben riassunta nel libro in questa frase: «Io non so cosa sono. Sono Swazi, sono Boscimano, sono bianco. E forse non sono niente di tutti e tre o sono tutti e tre messi insieme»

La serie TV
La serie televisiva RAI degli anni '70, 13 puntate da 25 minuti, ebbe molto successo, ma non è stata mai ritrasmessa. Sembra che un incendio abbia distrutto le pellicole originali RAI, relegando questa serie tra i nostri ricordi più belli e impedendone la fruizione alle nuove generazioni.
Il personaggio di Isa (Orzowei) era interpretato Peter Marshall, morto a soli 29 anni.
In rete si trova solo la sigla omonima cantata dagli Oliver Onions e uno spezzone della prima puntata.
Per fortuna il romanzo è ancora in commercio e ci permette di rivivere le vicende di Isa, affidandoci all'immaginazione per ricostruire i perrsonaggi, gli scenari e le lotte.
Nota
Nel libro il ragazzo viene chiamato alcune volte Mohamed Isa, nome di cui non viene spiegata l'origine e che crea alcune perplessità, facendo scambiare il ragazzo per un musulmano, parola di cui lui neanche conosce il segnificato. Forse Manzi intendeva affrontare inizialmente anche la diversità religiosa,  ma poi non ha più approfondito l'argomento, nè spiegato l'origine di tale nome.




Titolo: Orzowei
Autore: Alberto Manzi
Traduttore: -
Anno: 1955
Editore (cartaceo): BUR Biblioteca Universale Rizzoli (10 ottobre 2010)
ISBN cartaceo: 9788817029599 
ISBN ebook:   9788858602324 - 9788858604885             
ASIN: B0067MKO74
Scheda cartaceo: IBS | Amazon |
Lunghezza stampa: 259 p.
Scheda ebook: IBS | Amazon | Streetlib |
Dimensioni file: 700 KB



sabato 3 settembre 2016

poesia Teresa di Calcutta

In occasione della canonizzazione di Madre Teresa di Calcutta, mi sembra opportuno condividere una poesia che ho dedicato qualche anno fa a questa piccola grande donna che ha speso tutta la sua vita per gli altri, per i più poveri tra i poveri.
Un sentiero scomodo che tutti noi siamo invitati a seguire con pazienza e umiltà, confidando nell’aiuto del Signore.


Madre Teresa con i bambini più poveri


Teresa di Calcutta

13/12/1994

Cammina lentamente
Teresa di Calcutta,
lei vive per la strada,
tra la gente più brutta.
Tra volti sofferenti
risplende il suo sorriso
e chi è già morente
si specchia nel suo viso.
Con le sue suore accorre
sempre Madre Teresa,
tra chi la gente aborre
lei porterà la Chiesa.
A chi la chiama santa,
un po’ frettolosamente
«la strada è ancora tanta»
ripete lei, umilmente.
Sia lodato sempre
il sommo Creatore
che ha acceso in lei
il gran fuoco d’amore.
Quando il suo cuore stanco
cesserà di vibrare
possa dal Paradiso
continuare ad amare.
E quella strana gente
che lei ha amato tanto
un dì la condurrà
nel novero dei santi.
Con il suo passo stanco
lei segna lentamente
un sentiero amico:
seguiamola umilmente.


(tratta da Lungo gli argini)




il sorriso di Madre Teresa

sabato 27 agosto 2016

Le mie poesie recensite da Roberta FI Visone e Olga Karasso


Ricevere una recensione ben fatta è sempre un grande piacere.
Se positiva perchè aumenta la nostra autostima e conferma la bontà del nostro lavoro.
Se negativa perchè ci indica le lacune dei nostri scritti e come poterci migliorare (anche se indubbiamente accettare le critiche con serenità è sempre più difficile).

Nel corso dell'iniziativa "Noi ci leggiamo 2016 - prima edizione"  organizzata dal gruppo degli autori Youcaniani  c'è stato uno scambio proficuo di letture, voglia di leggere i lavori degli altri autori e conoscerli meglio, di avviare collaborazioni.

Segnalo qui le due belle recensioni che ho ricevuto recentemente da Roberta FI Visone e Olga Karasso, due autrici molto brave che ringrazio per le parole di stima e incoraggiamento.

Commentando il libro Poesie di Periferia di Roberta FI Visone avevo evidenziato alcune analogie nel nostro modo di scrivere e di vedere le cose, suscitando anche in lei curiosità riguardo ai miei scritti.
Dopo aver letto le mie raccolte poetiche Fogli diVersi e Lungo gli argini, Roberta mi ha regalato una bella recensione "doppia" che potete trovare sul suo blog all'indirizzo
 
http://poesiediperiferia.blogspot.it/2016/08/recensione-fogli-diversi-e-lungo-gli.html
http://poesiediperiferia.blogspot.it/2016/08/recensione-fogli-diversi-e-lungo-gli.html



Ringrazio Olga Karasso per aver letto il mio libro Lungo gli argini e avermi lasciato questo bel commento.

Ho appena finito di leggere la raccolta di di poesie “Lungo gli argini” di Giovanni Capotorto. In questi versi, che affrontano temi importanti che riguardano molteplici aspetti dell'identità umana nel suo dolore più profondo e nella sua sete di conoscenza, ho gradito la leggerezza, la musicalità e la semplicità di espressione che arriva a chiunque. Ho gradito la ribellione dolce che apre alla speranza e alla riparazione.




giovedì 4 agosto 2016

Poesie di periferia (Roberta F.I. Visone)


Qualche mese fa avevo visto Poesie di periferia  tra i libri degli Autori Youcaniani e mi aveva incuriosito, forse per il titolo inusuale, forse per la bella copertina. Mi è tornato alla mente quando dovevo indicare il libro prescelto per l'iniziativa "Noi ci leggiamo 2016", un acquisto incrociato di libri, utile per conoscere meglio le opere degli altri autori/autrici del gruppo e valutare i tempi di spedizione dei vari store online.

La lettura e la recensione di questo libro ha avuto un percorso abbastanza travagliato: ho ricevuto per errore prima la vecchia versione Anti-Zibaldone 2.0 e ho cominciato a leggerla e commentarla, confrontandola poi con la nuova, letta prima in streaming su 24symbols e poi in versione cartacea.
Un piccolo disguido che comunque mi ha consentito di confrontare le due edizioni del libro, di cogliere meglio il percorso di maturazione artistica e umana di Roberta F.I. Visone e di poterne apprezzare maggiormente i contenuti. Nel commento faccio riferimento alla versione finale.


copertina Poesie di periferia



Considerazioni generali
Ho apprezzato molto questa raccolta. Uno stile semplice, senza usare termini troppo ricercati o inutili orpelli, che mira a trasmettere contenuti, sentimenti, emozioni, comunicando direttamente al cuore del lettore, spesso con un pizzico di ironia. Uno spirito abbastanza affine al mio modo di scrivere, di concepire la poesia che me le ha fatte apprezzare da subito, trovando anche qualche analogia nei temi e nel modo di raccontare le emozioni.
Belli anche il titolo e l'immagine di copertina utilizzati per Poesie di periferia, che mi avevano subito incuriosito, spingendomi a leggere questo testo.
La raccolta è divisa in 7 sezioni, caratterizzate da un titolo e da un commento introduttivo, contenenti
componimenti di lunghezza variabile, scritti principalmente in italiano, con qualche incursione in altre lingue.
Personalmente ho apprezzato maggiormente le poesie più brevi, veri piccoli quadri poetici condensati in poche righe dal titolo evocativo.
Le poesie più lunghe sono comunque interessanti, ma a volte si tende a perdere il filo, distratti dai troppi contenuti e dal ritmo musicale che l'autrice ha voluto dare a questi testi, spesso delle vere e proprie canzoni di cui però non conosciamo la melodia.
Non so se Roberta le abbia concepite inizialmente come poesie o come testi musicali, se abbia provato a canticchiarle mentre le scriveva, come è capitato a me mentre scrivevo alcuni testi dalla struttura simile.
Nella raccolta ci sono anche alucne poesie in altre lingue: inglese, francese, tedesco e napoletano.
Alcune sono complete di traduzione a fronte, altre lasciate alla libera interpretazione del lettore.
Non essendo poliglotta come Roberta, di quest'ultime ho potuto apprezzare solo quelle in inglese.
Capisco che nella traduzione spesso si perda la musicalità e il ritmo della poesia, ma secondo me sarebbe stato opportuno includere la traduzione di tutti i testi in lingua straniera, visto che purtroppo non tutti parlano corrrentemente più lingue.

Confronto tra le due versioni
Visto che ho avuto l'opportunità di leggere entrambe le versioni, mi permetto di fare qualche considerazione in merito.
Anti-Zibaldone 2.0 rappresenta un po' la prova generale del libro, il tentativo di raccogliere su carta le proprie poesie e trovare il coraggio di condividerle con gli altri. Una genesi incompleta che la stessa autrice ha subito sentito la necessità di riproporre in una nuova veste, sistemando alcune poesie in un ordine diverso, aggiungendo alcune cose e togliendone altre.
La prefazione della seconda edizione mi sembra molto più chara ed efficace; l'altra era forse troppo personale, con molte notizie autobiografiche di scarso interesse per il lettore comune e citazioni letterarie che non tutti potevano comprendere agevolmente. Buona la scelta di spiegare nelle note i tanti riferimenti letterari o musicali "nascosti" tra i suoi versi.
Nella prima versione era anche incluso il racconto breve La donna col cappotto rosso, testo interessante, ma poco in linea con lo spirito di una raccolta di poesia.  L'aspetto attuale del racconto si presenta come un lungo blocco di testo che non invoglia certo alla lettura e i cui contenuti non sono sempre ben chiari. Probabilmente andrebbe suddiviso in paragrafi più brevi e spaziati, riscrivendo alcune parti del testo e sviluppando la storia "sognata" in maniera più ampia. Giusta la scelta di eliminarlo dalla nuova versione, tenendolo in serbo magari per una futura raccolta di racconti.
Entrambe le edizioni, uscite a distanza di quasi un anno l'una dall'altra, sono impaginate in formato A4, assumendo un po' l'aspetto di quadernoni scolastici. Una scelta che inizialmente mi ha spiazzato, poi l'ho apprezzata per un velato richiamo al mondo scolastico o ai diari dell'adolescenza.
Migliorata l'impaginazione nella versione definitiva, allargando i margini interni che davano qualche problema nella lettura di alcune poesie.
Non condivido molto la scelta di adattare la pagina al testo, inserendo i versi a volte su una colonna singola, a volte su due colonne; a volte allineate a sinistra, a volte centrate, senza una struttura definita.
La scelta di dare ad alcuni testi una grafica un po' "ballerina" con versi che saltano in maniera creativa da un lato all'altro della pagina è sicuramente originale, forse un richiamo alla poesia visiva futurista, ma a mio parere  poco funzionale alla lettura, alla lunga tende a distrarre dai contenuti.

Panoramica sulle poesie
Non sono un esperto di poesia dal punto di vista prettamente tecnico per cui il mio commento si basa soprattutto sulle emozioni suscitate in me dai versi di Poesie di periferia.
Procederò sezione per sezione, evidenziando alcuni versi dei componimenti che mi hanno colpito maggiormente e aggiungendo qualche breve nota.
Salto volutamente quelli scritti in altre lingue, che non sarei in grado di giudicare in maniera corretta.

1) Dell'attesa, dell'infatuazione, degli amori platonici e della cruda realtà
La prima sezione contiene le poesie dedicate al'amore desiderato, che ho trovato molto belle e affini al mio spirito.
All I need - poesia in inglese che esprime il bisogno di amare, il bisogno di una persona che ci faccia stare bene, di cui poterci fidare sempre.
Speranza d'amore - una bella riflessione sul bisogno di ciascuno di ni di essere amato, se non nella realtà, almeno nei proprio sogni.
Campanaro - in certi periodi l'amore non scatta, nessuno riesce a  risvegliare i nostri sentimenti e desideri
Serenità - finalmente l'amore ritrovato, io la tua stella/ e tu il mio cielo.
E ieri... e oggi - sembra il testo di una canzone su un amore sbagliato. Il dialogo virtuale, la sequenza di "e io" opposto a "e tu" mi ricorda un po' "se io, se lei" di Biagio Antonacci.
Il muro dell'egoismo - una delle mie preferite, nonostante la lunghezza. La solitudine, la paura, l'assenza di stimoli dopo la fine di un amore, emozioni che purtroppo quasi tutti abbiamo provato.
Fuggire via - il desiderio di fuga grazie alla musica e alla fantasia.
Mete diverse, difficile accettazione della fine di un amore, tra ricordi, rimpianti e consapevolezza di non aver ormai più niente in comune.
Una notte di marzo - non è chiaro se si riferisce alla perdita improvvisa di una persona cara o alle ali della propria fantasia, tarpata da tante ferite.
Il mio cuore è un quadro - bella l'immagine del proprio cuore paragonato a un quadro pieno di colori, di immagini di vita felice.
Tornerò - desiderio di riprendere a sognare, di ritrovare una ragione per vivere e lottare.

2) Dell'incoraggiamento e della religione
Lettera a un'innamorata interrotta - un commovente messaggio a un'amica che è stata appena lasciata, per spingerla a non rinchiudersi nel suo dolore, a ricominciare a vivere.
Nuove gioie, nuovi amori - immagino sia il seguito della storia, un messaggio di speranza di ritrovare presto un nuovo amore.
Libera di amare me - un vecchio amore, una paura, un dolore; pensieri infelici che spesso tornano a tormentarci e non è facile riprendersi la propria libertà.
La tempesta e la mano - quando la vita ci rende fragili come una barca in tempesta ci serve a volte qualcuno che ci prenda per mano e ci conduca oltre.
La mia penna - una bella descrizione del mestiere dello scrittore.

3) Frammenti di vita
Poesie brevi, per immagini, quadri poetici condensati in poche righe dal titolo evocativo, ispirate alla corrente Imagism fondata da Ezra Pound. Non conoscevo questa corrente letteraria, pur avendo scritto qualcosa di simile. C'è sempre da imparare!
Impossibile riassumere ulteriormente versi già brevi e evocativi per cui mi limiterò a citare i miei titoli preferiti: Una goccia, Il sigillo, Gioia, Il viaggio di una piccola zingara, Ogni giorno di più, Ostaggio, Ma sempre e comunque noi, Insieme di minerali.

4) Della musica e di Napoli
Napoli e la musica sono due elementi inscindibili, che l'autrice porta sempre dentro di sè.
La musica sempre - la musica come una dolce medicina che ci aiuta ad andare avanti, afrontando e  superando ogni difficoltà.
E questo non basta? - poesia in napoletano con traduzione. Una dichiarazione d'amore per la propria città, amata, nonostante i tanti problemi, per la sua bellezza che ti fa sognare.

5) Del vero amore
L'amore ritrovato, dopo tante delusioni e paure, alla ricerca della felicità.
Resta ancora lì -un amore nato a distanza, guardando lei pescare sul ponte, seduto sulla sponda del fiume, un sentimento che cresce, nonostante la guerra, senza mai svelarsi.
Goodby my lover - storia di un amore finito quando poi hai già scelto / la tua via, via da me!
La nostra poesia - un amore che è come un fuoco ardente, da vivere ogni giorno.
E' in notti come queste - nelle giornate fredde e piovose cresce il desiderio di stare insieme, abbracciati, una speranza che prima o poi diventerà reale.

6) Delle questioni sociali
La solitudine, l'esclusione, l'amicizia, i pregiudizi, il potere, ma anche la voglia di opporsi alle critiche ingiuste.
Il verso dell'escluso - un suono per molti fastidioso che ricorda a tutti le loro debolezze e denuncia il male.
La scelta spetta a te - il cuore visto come una casa, dove tanti vogliono entrare per diventarne padroni. Ma per fortuna c'è anche chi sa prendersene cura.
Una, nessuna, centomila - un ritratto della donna vista con gli occhi della gente, costretta sempre a doversi adattare a come gli altri la vogliono. Fino a che non decide di fare di testa sua e tornare libera da ogni condizionamento.

7) Del compleanno, della morte e della serenità altrove  
Gli affetti familiari e i pensieri su quello che viene dopo la nostra vita. 
Auguri nonna -  un bel gesto d'more verso la nonna in occasione dei suoi ottant'anni.
Cosa porteremo mai in cielo? - una breve poesia per riflettere sul reale valore di tante cose che comunemente consideriamo importanti.
Come in una nuvola - una persona andata via troppo presto, di cui forse sappiamo poco, ma che immaginiamo in cielo, leggero come una nuvola.
Hai lasciato un mondo saturo - quasi una lettera, un ultimo messaggio d'amore dell'autrice al padre defunto.




Titolo: Poesie di periferia
Autore: Roberta Fausta Ilaria Visone
blog Poesie di periferia - Pagina Autore Youcanprint
Traduttore: -
Anno: Ottobre 2015
Editore (cartaceo): Youcanprint
ISBN cartaceo: 9788891167729
ISBN ebook: 9788891170019
ASIN:B00RNKGTK0
Scheda cartaceo: IBS | Amazon | Youcanprint |
Lunghezza stampa: 66 p.
Scheda ebook: IBS | Amazon | Streetlib | Youcanprint |
Dimensioni file: 366 KB


Recensione pubblicata anche su Braviautori il 22/08/2016
www.braviautori.com/book_poesie-di-periferia.html


domenica 10 luglio 2016

Enza Venturelli. Vi racconto il mio Cosimo Cristina (Roberto Serafini)


Enza Venturelli. Vi racconto il mio Cosimo Cristina non è un libro sulla mafia, nonostante se ne parli anche ed essa ne abbia purtroppo stabilito il tragico epilogo; piuttosto una storia d'amore, quello tra Cosimo e la sua fidanzata Enza Venturelli, voce narrante e ispiratrice di questa opera, in cui Roberto Serafini ha saputo fondere sapientemente ricordi personali, lettere, cartoline, articoli e cronache dell'epoca.
Racconta gli ultimi anni di vita del giornalista siciliano ucciso dalla mafia il 5 maggio 1960, un  ritratto privato che ne mette in luce i sentimenti, i sogni, i progetti oltre all'impegno civile, un giornalista scomodo di cui solo negli ultimi anni si sta recuperando la memoria.


copertina Vi racconto il mio Cosimo Cristina


Una storia d'amore d'altri tempi
Il primo incontro tra Cosimo Cristina e Enza Venturelli avvenne il 31 agosto del 1958 nel Caffè Duomo di Caltanisetta, dove la ragazza lavorava come cassiera. Una storia d'amore d'altri tempi, quando per poter anche solo parlare con una ragazza occorreva chiedere prima il permesso ai suoi genitori.

Cosimo appare fin dall'inizio una persona gentile, educata, colta, con un carattere deciso, ma ligio alle regole. Enza è subito affascinata, ma teme anche di non poter essere alla sua altezza dal punto di vista culturale.
Molto bella la prima cartolina, scritta poco dopo il loro primo incontro, in cui Cosimo chiede a Enza di poter essere suo amico. Amico è un termine forse oggi abusato, che ha assunto un significato molto diverso con l'uso dei social network, spesso ridotto al semplice conoscente su internet, perdendo quel carattere di familiarità e fiducia che implicava in passato. Righe che fanno riflettere su come siano cambiati i rapporti umani, forse oggi più veloci e meno formali, ma spesso privi di contenuto e di reale interesse.  Spesso si collezionano "amici" pensando più al numero che alla qualità dei rapporti.
Nella prima stesura della cartolina, Cosimo usa inizialmente il "lei" di rito, in forma di rispetto, poi corretto timidamente tra parentesi in un "tu" desiderato, ma non dato per scontato o preteso.
Purezza d'animo, attenzione alle formalità dell'epoca, ma anche decisione nel proporsi a Enza, chiedendo da subito il consenso dei genitori per frequentarla. Cosimo fin dal loro primo incontro aveva compreso che Enza non poteva restare una semplice conoscente, fin da subito si era stabilita un'intesa particolare, un legame speciale.

La struttura del libro
I ricordi di Enza Venturelli, voce narrante del libro, si alternano a cartoline e lettere originali dei due innamorati, che l'autore Roberto Serafini, nipote di Enza Venturelli, ha saputo miscelare sapientemente per ricostruire la loro storia d'amore e il clima politico e sociale del periodo. Elementi che aiutano il lettore a calarsi piano piano nella storia, a imparare a riconoscere i luoghi, a provare le loro stesse emozioni, senza appesantire il tono generale della narrazione.
Le lettere appassionate di Cosimo mettono anche in luce le sue notevoli capacità letterarie, che ne fecero un bravo e purtroppo scomodo giornalista.
La storia si svolge nell'arco di meno di due anni, tra Caltanisetta, dove Enza vive e lavora al Caffè Duomo e Termini Imerese (Palermo) dove Cosimo abita e si occupa di cronaca nera per vari giornali nazionali: Il Giorno di Milano, Il Messaggero di Roma, il Gazzettino di Venezia, l'agenzia ANSA e prima ancora l'Ora di Palermo.
Molto bella la copertina, volutamente in bianco e nero, che raffigura una ragazza con una macchina da scrivere, quasi sdraiata sui binari della ferrovia. Un quadro che riassume la vita di Cosimo Cristina: l'amore per Enza, la passione per il giornalismo e il tragico epilogo della sua vita sui binari della ferrovia.
Alcune lettere del titolo del libro appaiono stranamente in rosso; leggendo oltre scopriamo che Co.Cri. era la sigla che il giornalista usava abitualmente per  i suoi articoli da inviato, in attesa di poter un giorno firmare le sue inchieste giornalistiche per esteso.
Concludono il libro alcuni stralci del processo per diffamazione subito nel 1960, una raccolta di lettere di Cosimo Cristina e tre articoli che offrono un quadro del suo amore per Enza e del suo talento letterario.
Sentimenti veri che forse oggi non siamo più in grado di esprimere e di apprezzare.
Il talento di Roberto Serafini è per me una gradita conferma, nonostante la notevole differenza di argomenti, epoca e stile rispetto al suo precedente Cyborg 1.0 che ho recensito tempo fa.
Aggiungo un plauso particolare per la qualità tecnica della versione digitale, con l'aggiunta di molte note che è possibile consultare brevemente per poi tornare al testo con un link. Così dovrebbe essere fatto un buon ebook, cosa che purtroppo anche molte blasonate case editrici non hanno imparato ancora, fornendo talvolta ai lettori prodotti di qualità scadente.


Contro la mafia, senza peli sulla lingua
Cosimo Cristina era un bravo giornalista, che riusciva a essere sempre nel posto giusto quando accadeva qualcosa da raccontare, a essere sempre il primo a dare la notizia. Non aveva una macchina, ma riusciva sempre a raggiungere i luoghi dei fatti, anche con i mezzi più improbabili
Un professionista puntuale, di una precisione maniacale, molto benvoluto dai colleghi. Un uomo coraggioso che andava a testa alta davanti ai mafiosi.
Scrisse per l'Ora di Palermo, diretta da Vittorio Nisticò, un lungo articolo sulla storia della "Banda dei senza documenti", che si era macchiata di numerosi reati nelle Madonie (omicidio, furto, rapina e ricettazione).
Il 15 ottobre 1959 l'Ora avviò una grande inchiesta sulla mafia, allora capeggiata dal boss di Corleone Luciano Liggio. Il giornale ricevette delle minacce e tutta la scarna redazione visse con ansia quel periodo di pericolo e superlavoro.

Sicuramente anche Cosimo era  preoccupato però non raccontò mai a Enza le sue paure o i rischi che correva, forse per proteggerla o non farla stare in ansia, lamentandosi solo vagamente per gli orari estenuanti in redazione.

Baci, lettere e progetti futuri
I due innamorati scrivevano spesso dei loro primi baci, prima solo desiderati e poi vissuti con ardore.
Il bacio, un gesto d'amore semplice, forse oggi un po' trascurato, ma molto importante nella vita di una coppia, forse il primo segno di intesa reciproca.
Allora segnava anche un momento importante per l'intimità di una coppia, ostacolata da tanti fattori esterni (genitori, parenti, le chiacchiere della gente, il non poter quasi mai stare davvero da soli).
Un altro fattore importante di quegli anni erano le lettere d'amore scritte rapidamente ogni tre/quattro giorni e poi affidate celermente al servizio postale.
L'attesa di una lettera, l'ansia per una risposta che non arriva nei tempi voluti, sono emozioni che forse non ci appartengono più, sommersi dalla velocità e spesso vacuità dei nuovi mezzi d'informazione  
Ma anche la delusione per non aver ricevuto una rapida risposta, le incomprensioni causate dai ritardi postali, allora molto più frequenti.
Si imparava soprattutto il valore dell'attesa, concetto forse considerato obsoleto nell'era della comunicazione veloce, delle email e degli sms.
A Natale del 1958 Cosimo e Enza ufficializzano il loro fidanzamento, incontrando i rispettivi genitori e l'anno seguente Enza viene ospitata dai suoceri per un breve periodo.

Nel 1959 la famiglia di Enza si trasferisce a Roma per lavoro e per un lungo periodo  i due innamorati comunicano solo per lettera.
Entrambi sperano di potersi presto rivedere, condividono il sogno di potersi sposare.

Nasce Prospettive Siciliane 
Enza porta con sé a Roma anche un altro sogno di Cosimo, il primo numero del settimanale Prospettive Siciliane, uscito pochi giorni prima, il 25 dicembre 1959.
Un nuovo giornale fondato insieme all'amico Giovanni Cappuzzo, critico d'arte,  per raccontare la Sicilia "senza peli sulla lingua", denunciando ogni danno al bene pubblico e superando la tradizionale reticenza e prudenza delle altre testate.

Cosimo indaga sull'omicidio di Agostino Tripi, ucciso dalla mafia; racconta la sua storia, fa indirettamente i nomi dei responsabili, chiedendo di riaprire l'inchiesta.
Arrivano i primi avvertimenti, le telefonate anonime. Nonostante la preoccupazione di Enza e di tutti i suoi familiari per la sua sfida aperta alla mafia, Cosimo continua la sua coraggiosa missione di giornalista.
Il 23 febbraio 1960 scrive un articolo sull'intricata vicenda dei frati di Mazzarino, parlando apertamente del presunto capo della banda, indicato come un noto avvocato e corrispondente di un famoso giornale.
Riceve una querela da un professionista che si sente chiamato in causa dall'articolo e viene condannato per diffamazione a 1 anno e 4 mesi più due milioni di lire di risarcimento.

Suicidio? Una sentenza discutibile
Un duro colpo. Cosimo dopo la sentenza, cerca di allontanarsi da Enza, le chiede di lasciarlo per non coinvolgerla nei suoi guai giudiziari. E forse per proteggerla anche da altri rischi, viste le gravi minacce che Cristina e Cappuzzo avevano ricevuto.
Chiude provvisoriamente il suo giornale e va a lavorare per un periodo come addetto pubblicitario alla Moka Termini, una nota ditta di caffè palermitana che aveva sostenuto finanziariamente il suo giornale.
Improvvisamente Cosimo viene licenziato, probabilmente su pressioni dei poteri mafiosi che aveva sfidato, parla con Enza e le chiede di dimenticarlo, amareggiato per la perdita del lavoro.
Il giorno seguente esce di casa per una passeggiata, contro il parere dei parenti che temevano che qualcuno potesse fargli del male, e sparisce per due giorni.
Viene trovato morto il 05/05/1960 sui binari, sotto una galleria, con addosso un biglietto d'addio indirizzato a Enza e all'amico Cappuzzo.
Suicidio, dissero subito tutti, archiviando rapidamente la vicenda, senza neanche fare l'autopsia.
Senza un funerale, allora vietato dalla chiesa ai colpevoli di suicidio. La stessa chiesa che ancora oggi tributa a volte tanti onori ai capi mafia, facendo addirittura sostare le processioni davanti alle loro case.
Solo dopo 6 anni il caso viene riaperto dal vice questore Angelo Mangano che studia tutte le carte, individuando movente, mandanti e esecutori dell'omicidio, probabilmente legato al caso Tripi.
Anche Enza viene chiamata a testimoniare. Durante il tragitto verso la sicilia si sente seguita, minacciata, ha paura che qualcuno voglia farle del male.
Viene riesumata la salma, ma è  trascorso troppo tempo e i medici non riescono a trovare indizi decisivi.
Nonostante la ricostruzione dei fatti e le prove dell'uccisione di Cosimo Cristina, la sentenza conferma ancora l'ipotesi del suicidio.
Il caso viene chiuso definitivamente e per molti anni dimenticato.
Questo libro ha il merito di ricordare questo coraggioso giornalista, forse il primo "suicidato dalla mafia", come avverrà anni dopo anche a Peppino Impastato e tanti altri.
Ucciso l'uomo bisogna cancellare il ricordo della sua opera scrive amaramente in un suo libro il giornalista Calogero Giuffrida, commentando l'uso frequente della mafia di infangare la memoria o far sparire ogni ricordo delle sue vittime, perché la loro memoria non dia fastidio.
Una lezione che non dovremmo mai dimenticare perché il ricordo di Cosimo Cristina e di tante altre persone coraggiose che hanno perso la vita lottando contro le mafie, ci danno la forza per andare avanti insieme senza paura.


Titolo: Enza Venturelli. Vi racconto il mio Cosimo Cristina
Traduttore: -
Anno: 2015
Editore (cartaceo): Youcanprint
ISBN cartaceo: 9788891196187
Editore (ebook): Streetlib Write

ISBN ebook: 9786050405682
ASIN: B013XTMZMU
Scheda cartaceo: IBS | Amazon | Youcanprint |
Lunghezza stampa: 204 p.
Scheda ebook: IBS | Amazon | Streetlib |
Dimensioni file: 4811 KB

Recensione pubblicata anche su Braviautori il 10/07/2016





venerdì 1 luglio 2016

Lungo gli argini (AUTOREcensione) - parte seconda



Seconda parte del mio esperimento di AUTOREcensione del libro Lungo gli argini.
Se il primo articolo vi è piaciuto consigliatelo agli altri; se state ancora sonnecchiando per la noia, di certo conoscerete qualcuno che soffre d'insonnia e potrete consigliarglielo come terapia.

Nel dubbio continuo. 
Visto che questo articolo è uscito in ritardo rispetto alla tabella prevista, ho deciso di prorogare ancora, fino al 31 luglio 2016, le promozioni sui miei libri, sconto 10% per gli ebook e 20% per la versione cartacea, valide solo acquistando dal sito Youcanprint e inserendo i codici indicati a lato)

PS La versione ebook di Lungo gli argini dovrebbe subire piccolo un aggiornamento nelle prossime settimane e probabilmente ci vorrà qualche giorno perché la nuova versione sia disponibile su tutte le piattaforme. Avvisatemi, se per errore vi viene inviata quella precedente.

copertina Lungo gli argini

Le poesie in breve - parte seconda


Riprendiamo con In cima alla montagna, un inno contro la guerra.
Alla fine di un conflitto bellico qualcuno pianta in cima a una montagna una croce, fatta con le armi dei caduti e ancora intrisa del loro sangue. Un monumento improvvisato che diventa un simbolo di pace e di speranza per i reduci che tornano a casa. Qualcuno si ferma a pregare per ringraziare di essere ancora vivo, per i compagni morti, per chi non è tornato/ qualunque la divisa/ che ieri abbia portato.
Speso sentiamo la mancanza di quelli che ci hanno lasciati, Nostalgia di parenti e amici che possiamo solo tener vivi nei nostri ricordi, sperando che siano felici tutti insieme/ nel regno dei santi.
Un vecchio bue offre una rilettura originale dell'evento natalizio, visto dal punto di vista del bue, uno dei protagonisti inconsapevoli dell'evento, spesso lasciato solo nello sfondo nei nostri presepi e nelle consuete narrazioni.
A volte tutte le nostre azioni appaiono inutili, sembra che niente possa cambiare. In Vanità viene espresso questo stato d'animo di rassegnazione, ma anche il desiderio di continuare la lotta, di non adeguarsi e restare sempre fuori dal coro dei compromessi.
Le cronache ci hanno spesso raccontato di persone, popolazioni intere portate via dalle loro terre, segregate e uccise per motivi politici e religiosi. Di loro si cerca di cancellare tutto, anche ogni ricordo. In Sono tornati un sopravvissuto tiene viva la memoria delle persone care scomparse e, contro ogni logica, aspetta con speranza il loro ritorno perché nessuno è morto/ sepolto veramente, / finché rimane vivo/ nel cuore della gente.
da In cima alla montagna
Raccontare cose positive, grandi amori, gesta eroiche è il desiderio di ogni poeta, ma spesso è costretto a mettere in luce, raccontare anche cose negative; sentimenti contrastanti espressi in Il sogno del poeta, che include anche un invito a non abbattersi e a non prendersi troppo sul serio ridi dei tuoi affanni/ e non farai mai danni.
La vita spesso ci porta a cadere, a finire nella disperazione, da cui da soli spesso non riusciamo a venir fuori; in Fango le persone in difficoltà cercano di rialzarsi insieme, aiutandosi reciprocamente a non ricadere.
Madre Teresa di Calcutta (oggi Santa Teresa) è stata un personaggio importante nella vita della chiesa e del mondo: cerco di raccontare la sua missione verso gli ultimi, il suo impegno e la sua umiltà nella poesia Teresa di Calcutta.
Neve rossa ricorda un episodio doloroso avvenuto, se ben ricordo, durante la guerra del Kossovo: un gruppo di bambini furono uccisi da una bomba (o una mina) mentre giocavano a calcio in un campetto improvvisato. Un pensiero per tutte le vittime delle guerre, spesso bambini e donne innocenti, colpevoli solo di essere al loro posto in un mondo sbagliato.
Sul monte degli ulivi è quasi una preghiera, in cui viene riassunta la vita di Gesù, insieme alle paure, ai dubbi che costellano il cammino di ogni uomo. Segue una poesia dal titolo simile, All'ombra di un ulivo, dedicata a don Tonino Bello, indimenticabile vescovo di Molfetta-Ruvo-Terlizzi, presidente di Pax Christi e soprattutto uomo di pace e dialogo. Un ricordo scritto in occasione del secondo anniversario della morte, con un augurio finale Se un giorno sarò degno/ di entrare in Paradiso / vorrei che il gran portone/ mi aprisse il tuo sorriso.
Folle e Ancora sembrano solo dei giochi di parole: il primo alterna la follia umana e le folle senza volto che seguono il loro folle sovrano, cercando di offrire degli utili spunti di riflessione e una nota di speranza per questo folle mondo; l'altro riflette sul nostro bisogno d'amore, che come un'ancora ci mantiene ancora legati ai nostri sogni.
Non poteva mancare una poesia dedicata alla Speranza, amica sincera e disinteressata che ci accompagna in ogni giorno della nostra vita. aiutandoci ad andare avanti e a spargere ovunque/ i tuoi semi d'amore.
Molti scrittori e giornalisti scrivono eroicamente per denunciare le ingiustizie, ma spesso i loro ideali si scontrano con la necessità di vendere il proprio lavoro senza svendersi, restando comunque uomini liberi. In Mercenario emergono i dubbi e i rimpianti di Una penna mercenaria, / in una stretta gabbia, / tanti castelli in aria/ e dentro ancora rabbia che cerca di restare libera affinché del tuo scriver sia/ Dio l'unico sovrano.
Un uomo che muore, un uomo senza sorriso/ che cerca una donna/ e non rammenta il suo viso ritratto in Avete mai, poesia che parte da alcuni versi di Ditemelo voi, offrendone una versione alternativa.
Lo scrigno dorato custodisce i nostri amori non corrisposti, quelli per cui a volte siamo costretti a rinunciare alla persona amata, sperando che almeno lei sia felice.
Il tema dell'informazione torna in Scoop dove ci si interroga su un certo tipo di giornalismo urlato, che punta in maniera indegna sulla curiosità morbosa più che sulla completezza della notizia.
Sulla strada è dedicato alle tante ragazze costrette a lasciare la loro casa e a prostituirsi in una terra straniera, usate e disprezzate dai loro clienti, come se fossero solo corpi vuoti. Con l'augurio che il loro dolore possa aver fine, che il loro viaggio possa avere una meta, portare a una vita libera e felice.
A volte Dio si nasconde in attesa che gli uomini lo vadano a cercare; in Senza Dio c'è un personaggio televisivo, una sorta di telepredicatore ateo, che mette in dubbio fede e religione senza rendersi conto che attraverso le sue parole qualcuno ritroverà la fede perduta. E che quel Dio tanto negato non è poi così lontano da lui.
A tutti noi sarà capitato di cogliere un fiore mentre passeggiavamo tra i campi: in Fiore reciso riflettiamo su quanto questo atto apparentemente delicato e poetico, per il fiore equivalga ad una condanna, nonostante i nostri vani tentativi di mantenerlo in vita.
Un modo originale è un piccolo viaggio alla ricerca di un'alternativa  alla nota rima cuore/amore, da molti considerata ormai desueta. Ma non sempre quel che si trova ha lo stesso valore; la variante appare nuova, diversa, ma spesso non altrettanto poetica e efficace.
Tutti conoscono la nota tragedia di Shakespeare Romeo e Giulietta, icona intramontabile dell'amore che non conosce confini e barriere sociali. Tragedia veronese è un mio modesto omaggio a questa storia intramontabile e senza tempo.
La perla rara conclude la raccolta con un messaggio di speranza, un invito a ricercare l'amore, un nuovo progetto di vita.

Spero che questo rapido viaggio tra le mie poesie sia stato di vostro gradimento e magari vi abbia incuriositi e invogliati a conoscerle meglio.

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